Appetitoso come il Comune dell’Aquila per gestire soldi e potere non ce n’è, si vede dalla disperazione di Massimo Cialente che dovrà mollare nel 2017, non potrà ricandidarsi, cerca quindi di restare a galla pensando ad un suo listone civico, oltre a qualche pedina del Pd, il suo partito, da far emergere nella tornata per contare nel futuro quinquennio. E se nel centro sinistra qualche sforzo si registra, nel centro destra è calma piatta. A livello centrale chi sa cosa riuscirà a stringere di politicamente rilevante la sinistra renziana e quante schegge senza partito sapranno intercettare, dall’altra parte è finita la leadership di Berlusconi, che non ha voluto eredi e si vede, per cui sarà difficilissimo condensare intorno ad un progetto politico le tante anime cresciute a soldi, poltrone e successo facile, dai metodi e dalla biada del cavaliere. Peggio, a livello locale. In Consiglio comunale non c’è una linea, sono in pochissimi a leggere quei papier di carte e dossier che solo un sisma devastante come quello del sei aprile 2009 avrebbe potuto produrre, ma sono rari, gli eletti ad interessarsene. Molte ambizioni, quelle sì, pronte ad emergere col minimo sforzo, e trasversalismi striscianti intorno al futuro Piano regolatore e qualche ultima speculazione urbanistica in nome dei quali si consumeranno parecchi interessi. Gli sforzi civici, nati dagli entusiasmi amministrativi post sisma, potrebbero essere trinciati da un sistema potente, ben radicato grazie alla gestione di miliardi, posti di lavoro e favori pronto a fagocitare qualunque forza gli remi contro. Per sopravvivere dovranno quindi buttarsi nell’arena politica, cercando alleanze senza vendere l’anima, rischiando di perdere quell’elettorato esigente che punta sempre a cambi di rotta significativi per cui non sopporterebbero intrusi. C’è poi il Cinquestelle, che alle prossime comunali farà di certo incetta di voti a prescindere da chi si presenterà, il voto di protesta dilaga senza colore anche e soprattutto nei luoghi terremotati e potremmo vederne delle belle, resta però un anno e mezzo di tempo, nel quale cercare di far ripartire una città che ha bisogno di ritrovare unità ed un minimo di obiettivo.