Sulle mille attività preesistenti al sisma solo una cinquantina ha aperto i battenti nel cuore antico della città, tra mille difficoltà. I cittadini non vanno in centro perché non ci sono i negozi, ed i commercianti non tornano perché non ci sono i cittadini, in queste parole di Cialente, a Radio anch’io qualche giorno fa, ho visto tutto il fallimento di un approccio che non ha intuito la gravità della catastrofe, banalizzando lo spopolamento. La legge 77 del 2009, oltre all’emergenza viva da superare, stabiliva come priorità massima, al Capo I, articolo 4, Ricostruzione e funzionalità degli edifici e dei servizi pubblici, il ripristino di uffici, caserme e scuole, per tornarci prima possibile e anche se la modalità normativa con cui decidere sarebbe stata l’ordinanza, ma l’emergenza era piena, il piano e gli interventi erano stati demandati al presidente della Regione Abruzzo, in accordo con i Sindaci e in collaborazione con il Provveditorato alle Opere Pubbliche, decisioni ordinarie in un momento straordinario. Se solo avessimo avuto un Sindaco tosto, a dire no, ad esempio, a qualunque proposta di delocalizzazione, come per gli uffici della Provincia con Del Corvo o la Camera di Commercio e le sedi dei sindacati, forse oggi scriveremmo un’altra storia. Anche la Cgil. Mi spiegarono che anzi lì, nei pressi del nucleo industriale dell’Aquilone, dove oggi si trova la nuova sede del sindacato ci sarebbero stati ampi locali per fare assemblee ed accogliere l’utenza. Invece a via del Gatto, in pieno centro, peraltro quello che è tornato a rivivere subito all’inizio del Corso come nell’intuizione di Renzo Piano, i locali sarebbero stati troppo angusti. Chi sa quanta gente ricevono oggi ma ressa non ne vedo. E’ mancata la forza di sollecitare il rientro degli uffici e del pubblico, i soldi ci sono dal 2010 anche per Palazzo Margherita, casa comunale, dove i lavori ancora non iniziano. L’Aquila vorrebbe grandi infrastrutture per aprirsi al mondo ed attirare gente, almeno così Cialente sulla variante sud nella zona est della città. Peccato non ragionarne con la città, sulla base di un nuovo Piano regolatore, sempre a correre dietro ai finanziamenti e alle idee di qualcun altro, senza sapere dove si va.