08 Gen 14

All’alba, arresti tangenti ricostruzione

L’Aquila si è svegliata all’alba con quattro arresti per presunte tangenti legate agli appalti per la ricostruzione, quattro denunce, molte perquisizioni. S’è sempre chiesta, la città, come mai non succedesse mai nulla, proprio nel luogo dove girano miliardi, dove altissima è stata l’attenzione sulle infiltrazioni mafiose, ma piuttosto scarsa sulle ruberie di chiunque abbia preso anche solo una mattonella in più, sui propri lavori, gonfiando il conto da presentare allo Stato. Che finora, ha sempre pagato. Ai domiciliari sono finiti un ex assessore e un ex consigliere d’opposizione, che Cialente all’indomani del sisma aveva nominato a coordinare la ricostruzione del centro storico, costretto subito dopo a fare marcia indietro perché né la sua maggioranza, né i cittadini, gradirono il colpo di scena. Qualche mese dopo il consigliere si dimise, dichiarò di sentirsi poco utile alla città in quel momento, avrebbe preferito andare per la propria strada e così è stato. Tra i denunciati un funzionario con incarico dirigenziale, che ha seguito la messa in sicurezza della città, affidando direttamente e senza gara, c’era l’emergenza dell’incolumità pubblica, lavori per 220milioni di euro già pagati, sui quali si sono da subito concentrate le chiacchiere della città e diversi filoni d’indagine da parte delle forze dell’ordine. Quindi l’inchiesta. Sono arresti che hanno scosso L’Aquila, che si è sempre chiesta come mai non accadesse ancora nulla, l’amministrazione civica, con Massimo Cialente in prima linea, si è detta turbata, ed ha indetto una conferenza stampa per prendere le distanze, ha convinto il vice sindaco, tra i denunciati, a dimettersi, e ha deciso di sospendere l’incarico dirigenziale al funzionario, già nell’occhio del ciclone per altri accertamenti, pensando così, di aver dato un segnale. Che alle opposizioni, alla città e ai movimenti civici non sembra bastare, Massimo Cialente non è indagato, dalle sue parti politiche fanno sapere che i denunciati e gli arrestati non è gente del Pd, cercando di rialzare la schiena, contro un’indignazione che monta.