Si è tenuto oggi il Watch Day, una giornata di confronto sul centro storico dell’Aquila, come conservarlo, come ricostruirlo senza scempi, coinvolgendo i cittadini in tour guidati in zona rossa per spiegare cosa succede. Su iniziativa dell’Istituto per le Tecnologie della Costruzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche dell’Aquila, con il sostegno della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio d’Abruzzo, il centro storico del capoluogo è stato selezionato tra 248 candidature, ed inserito nella Watch List del 2014, insieme ad altri 67 siti di tutto il mondo, perché sia riabitato e ricostruito come anima della città, che da lì deve ripartire per ricominciare socialmente, economicamente e culturalmente. E una ricostruzione sbagliata potrebbe precludere questa opportunità. Il World Monuments Fund, WMF, è stata fondato nel 1965 ed ha sede a New York, lavora alla salvaguardia delle architetture di tutto il mondo e di ogni sito di rilievo che rischia di morire, anche a causa di catastrofi naturali, sensibilizzando l’opinione pubblica, promuovendo la formazione di professionalità capaci di conservare tali ricchezze, sostenendo i territori con piani di recupero. Il WMF pubblica quasi da vent’anni, a cadenza biennale, la World Monuments Watch List dei siti in pericolo, selezionati da una giuria di esperti che promuoveranno al livello internazionale attività, attirando risorse che possano contribuire a salvare i beni che muoiono. Oggi quindi l’incontro all’Aquila, tra i saluti delle autorità, le visite guidate in centro storico a cura dell’Itc-Cnr, la presentazione del Watch 2014 a cura della ricercatrice Carla Bartolomucci, e la tavola rotonda tra esperti, per il futuro del centro storico, tra il progettare il nuovo e la conservazione dell’esistente. Anche i cittadini hanno potuto dare il proprio contributo, il punto è capire quanto le autorità, dopo i convenevoli, siano davvero disposte a credere che sul centro storico non si scherza e che stiamo rischiando senza un’idea a monte, che tutto sia più brutto di prima, che alcune architetture e costruzioni, considerate minori possano scomparire e con esse la storia trecentesca e medievale dell’Aquila.