Manca il Piano di Ricostruzione e c’è la gravissima carenza del Piano regolatore del 1975 che definì le frazioni come zone di ristrutturazione, senza né vincoli né centri storici, dove poter fare di tutto e di tutto accadrà. Si faranno strutture nuovissime, più ampie, sopraelevate e di fatto bruttissime perché tutti gli edifici delle frazioni realizzati dopo il 1860 potranno essere demoliti e ricostruiti come vorranno tecnici e privati, dalle mille fogge e colori perché non ci sono regole pubbliche da rispettare. La trovata è il frutto di un emendamento di due consiglieri, Ferella e Romano, frazionisti o giù di lì, l’uno di Paganica, l’altro, collega di Serpetti di Arischia, che hanno voluto ridurre il limite storico per le demolizioni, stabilito dalla precedente amministrazione nel dopo 1930. Si stabilì infatti, nell’iter di una variante urbanistica ancora in corso, che solo gli edifici costruiti dopo quell’anno avrebbero potuto essere demoliti e ricostruiti, quelli antecedenti solo recuperati e migliorati, invece la maggioranza Biondi ha scelto di mettere tutto nelle mani della rendita privata, che trasformerà frazioni già brutte in non si sa bene che, purché sia demolito, ampliato e commerciale. Addetti ai lavori confermano la volontà della comunità di Arischia di buttare giù tutto per allargare le strade, per mantenere l’identità bisognerebbe invece rispettare tipologie architettoniche ed edilizie, altrimenti, come accadrà, cambieranno i connotati ed ognuno potrà farli come crede non avendo il faro di un Piano di ricostruzione che detti canoni, regole e colori neanche per le frazioni. Ed il problema non è stato posto dagli eletti se non nell’intervento di Masciocco di Mdp-Articolo uno. Le strade strette di Arischia sono una tipologia storica, rifiutandola si barbarizza il passato di un territorio che non avrà alcun turismo di nicchia da sollecitare, perché borghi veri non nasceranno mai. Non abbiamo voluto migliorare nulla, avremo solo brutture edilizie che la mano pubblica ha avallato barbaramente perdendo l’ultima chance per un turismo di qualità.