Precarietà, nuove povertà, assenza di servizi pubblici, di pianificazione ed una ricostruzione lenta. Il Dossier di Legambiente Abruzzo per il 6 aprile, elaborato da Rita Maione, Enrico Stagnini e Francesca Aloisio, tocca la carne viva del territorio ad otto anni dal sisma. Il calo delle immatricolazioni, secondo Legambiente che ha rielaborato dati del Miur, è stato del 72% nell’anno accademico 2015-2016, 1.741 immatricolati a fronte dei 6.289 nuovi iscritti del 2008-2009 ed un apice di 7.363 del 2012-2013, ma solo perché non si pagavano le tasse. 23mila 516 iscritti nel 2009, 18mila 063 nel 2016, a leggere il Dossier, servizi carenti e sedi inagibili stanno vincendo. A Coppito mensa e bar sono ancora nei container, perché il centro polifunzionale Adsu è inagibile, lì c’erano anche spazi ricreativi e non esistono sale studio se non nella zona industriale della città. E poi una ricostruzione che non decolla. Per quella pubblica è stato erogato solo l’8% del miliardo e 200milioni circa di contributo finanziato; la cosiddetta Generazione T, Generazione Terremoto di bimbi nati dopo il 2008, non ha mai visto una scuola vera, sa però tutto su scosse e prove d’evacuazione, non è stata ricostruita una sola scuola elementare o dell’infanzia e non c’è una gara pronta, anche gli istituti superiori, nella città più sicura d’Italia, dopo le scosse del 18 gennaio sono diventati per niente sicuri ma lo erano già da qualche anno, con una resistenza sismica inferiore al 30%. La ricostruzione privata segna il passo, secondo il Dossier sui 120 contributi emessi per le frazioni, per 70milioni di euro di lavori, è partita solo una decina di cantieri. Negli ultimi due anni il numero degli assegnatari che ha lasciato il Progetto case e map è calato del 30%, segno che il centro storico non rinasce affatto velocemente, tra i palazzi finiti spuntano e si alternano crateri sismici di crolli vecchi, macerie e arbusti cresciuti nei vicoli. Nei quartieri dormitorio mancano luoghi di ritrovo e servizi di prossimità ed ancora una volta i mezzi pubblici soprattutto nei festivi, negli orari serali e notturni e a risentirne sono i giovani tra i 18 e i 30 anni, come pure gli anziani. Ed è a questo contesto sociale martoriato che la politica annuncia di finire la ricostruzione tra cinque anni e che la città sarà smart, ecosostenibile e a misura umana.