17 Ott 16

I conti della ricostruzione pubblica

A quasi otto anni dal terremoto non c’è ancora un progetto di riqualificazione vera del Comune dell’Aquila, condiviso e cantierabile, e le risorse sono in cassa da almeno sei anni. I conti che il capo dell’Usra Raniero Fabrizi periodicamente aggiorna, mostrano 2miliardi e 140mln di euro totali, disponibili per la ricostruzione pubblica, a cui bisogna togliere gli 814milioni di euro dei lavori e messe in sicurezza della Protezione civile, ed ancora 318milioni di euro circa per il resto delle messe in sicurezza, lasciando una spesa concreta di 158milioni di euro circa. Praticamente nulla. La Giunta D’Alfonso, ha da poco aperto i cantieri per Palazzo Centi, 13milioni di euro fermi dal 2010, dai quali è stato speso il primo mezzo milione di euro. L’Emiciclo, con 13milioni 851mila euro, dovrebbe essere riqualificato entro la primavera prossima. Sui 18milioni di euro a disposizione della Provincia per un paio di scuole e la sede direzionale di via Sant’Agostino, è stato speso giunto un sesto della disponibilità. Che poi nella spesa generale dei conti della Protezione civile risultano 814milioni di euro di cui, erogati, 700mln, il resto non si capisce se è lì per fare numero o cosa. Il Ministero dei beni culturali pare il più spedito avendo speso quasi 50milioni di euro, sui 123 disponibili, ci sono per lo più chiese e non solo per la messa in sicurezza, che potrebbero essere riqualificate già dalla primavera del prossimo anno. Al Comune dell’Aquila per i lavori che lo riguardano, su quasi mezzo milione di euro finanziato sono stati erogati poco più di 13milioni di euro, ciò vuol dire che siamo veramente in alto mare ed è davvero incredibile continuare a sentire servizi giornalistici regionali, che parlano di un processo ormai a buon punto, perché un conto i finanziamenti e infatti ci sono dal 2010, un conto i cantieri che macinano e quindi incassano per stato avanzamento lavori, per cui siamo ad appena una decina di milioni di euro spesi. Manca il tassello del Provveditorato ai Lavori Pubblici che merita un capitolo a parte, la ricostruzione pubblica è troppo lenta, a fronte delle disponibilità finanziarie pronte da almeno sei anni ed un nuovo Codice degli Appalti, a cui mancano i decreti attuativi.