Sui ballottaggi di ieri, non può restare privo di significato il macigno dell’astensionismo. Un italiano su due non ha votato, chi è stato eletto ce l’ha fatta con la crocetta di poche persone. Il 5 Stelle ha vinto con l’apporto delle destre e della Lega, di sicuro a Torino di certo anche a Roma con la Meloni, ma è anche vero che ha sfondato sulle periferie e sui territori marginalizzati delle grandi città. Il Pd di Renzi, a Roma come a Torino vince nei quartieri bene e nei centri storici, altrove è clinicamente morto, non rappresenta più che pochi interessi di gente che sta bene e non ha problemi. Anche Sala va benissimo per la Milano da bere del centro e di Brera, della Galleria e di quei posti che funzionano, dove il bike sharing non è un’utopia, dove la metro non è mai stracolma, è pulita e funziona. Basti però sentire la gente che lavora, che si alza alle 4, che prende il treno o il bus che vive il degrado di periferie abbandonate a Roma come a Milano, a Torino o a Bologna e non ha più risposte, per farsi un’idea di vita reale. Per Fassino si paga la crisi, sicuro è la crisi, ma questa classe dirigente non rappresenta più chi cerca lavoro, chi non ha prospettive e non prenderà la pensione ed anzi per andarci prima dovrebbe, secondo Renzi, fare un prestito. Il premier del Pd non toccherebbe mai certi privilegi, come non sfiora la grande evasione per non inimicarsi i grandi elettori, quelli di una certa borghesia che vota Giachetti o Fassino e che ignora certe faccende di vita reale. La Raggi servirà per molti a frenare la corsa dei grillini alle politiche, se fallirà sulla capitale, il Movimento perderà la propria forza, e anche fosse, non capisco se ciò possa significare tornare a parlare tra loro, nelle sedi del partito, ad ignorare la realtà e forse a ricominciare a ragionare con le sinistre, senza le quali Renzi non avrebbe vinto né a Cagliari, né a Milano, restando drammaticamente isolato ed esposto alla sconfitta perpetua. Tanto ha pensato di potercela fare da solo e tanto ha portato i propri avversari, tutti, ad unirsi in un grande minestrone pur di rifargli faccia, e con il suo Italicum, il medesimo scherzo potranno fargli alle politiche. La stessa sinistra è distante da quelle periferie disperate che vogliono cambiare, non le capisce più, può sempre scegliere il Partito della Nazione, troverebbe se non altro colleghi di partito che la pensano uguale. Sul fronte centro destra manca la leadership, prima della prossima tornata, gli converrà sedersi intorno a un tavolo.