Nel giorno del lutto, a sentire il racconto dei comunali aquilani, che davvero tennero nelle loro mani una città in quella terribile alba, viene la pelle d’oca. Furono loro, alle quattro del mattino, a ritrovarsi all’Autoparco comunale come indicava il Piano di Protezione civile votato dall’Aula nel febbraio precedente, erano quindi previsti i responsabili di ogni funzione. Di Gregorio, Pelliccione, Bolino, Moretti e Stefanucci si ritrovarono lì. Sandro Spagnoli non arrivò mai, perché morì con sua figlia sotto le macerie. Primo sopralluogo in centro storico alle cinque, le grida, la polvere, le macerie, le forti scosse che non finivano mai e l’impossibilità di fare di più. Dopo il rapido giro, i Vigili del Fuoco per dirgli dove andare a salvare la gente. Nei vicoli piovevano tegole, dopo qualche giorno il centro storico fu chiuso al passaggio pubblico e dichiarato zona rossa invalicabile. La Protezione civile arrivò alle 5.30 con Gullì e Moscardini, due generali, in uno stato di guerra dove loro, da quel momento, avrebbero gestito tutto a cominciare dai campi. Il primo a Piazza d’Armi, dove fu allestita una sala assistenza, mentre quel che restava della città era solo polvere, morte e sirene. I corpi a Paganica vennero sistemati nella palestra, dichiarata agibile dai comunali. Nei primissimi giorni furono spese le prime decine di milioni di euro, con la logica dell’emergenza per cui si compra tutto, per decine di migliaia di sfollati, dai bagni chimici, su cui partì presto un’inchiesta giudiziaria, ai gruppi elettrogeni, qualsiasi cosa senza badare a spese. Quindi il primo Com al Torrione, operativo dal pomeriggio del 6 aprile. Dalle centinaia di campi, alle prime case del Progetto case e poi i Map, e le scuole nei Musp, qualche mese ancora e l’inizio delle messe in sicurezza con i sopralluoghi di agibilità. In un anno un miliardo di contributi poi la burocrazia della filiera, quindi gli Uffici speciali ed è la storia. Ricordo bene il quartier generale dei comunali nei sotterranei Ance, la gente arrivava solo lì, il resto delle autorità commissariali, restava con il Sindaco nel bunker della Finanza, mentre lo spirito di fratellanza, di comunità iniziali e dei tanti volontari locali che non ricorda mai nessuno si perse nell’idea del tornaconto che fece breccia in troppi. E dopo sette anni, ancora pieni di speranze, profondamente disgregati.