Non capisco quale sia il problema degli Uffici speciali a parlare di numeri. 2.500 sono le pratiche da vedere per L’Aquila, basterebbe dire quante ne hanno chiuse, ma non lo dicono, e non lo dice l’Ufficio speciale per il cratere. Nel 2012 gli Uffici speciali per la ricostruzione furono introdotti da Barca, come fine commissariamento ed unico legame con Roma, che in questo modo avrebbe controllato la spesa pubblica. Contestualmente introdussero le schede parametriche per il capoluogo, con cui assicurarono una speditezza mai vista. Di fatto chi vuol fare i lavori fa ricorso al Tar e comincia, e le spese le pagano gli Uffici speciali che continuano a succhiare fondi per consulenze, ed anche Roma ha la sua fetta con satelliti ministeriali poco identificabili, che avranno di che mangiare sulla pelle dei terremotati per anni, come gli Uffici speciali, che un po’ ci sono un po’ ci fanno e intanto gli anni passano, ingaggiano consulenti per andare più veloci e veloci non vanno. Tremendo il giro per la consulenza legale per cui a settembre cercavano una società per 420mila euro, poi a novembre ritirano gli atti di gara perché vogliono un semplice consulente a 30mila euro. Ed è difficile non vederci dietro qualche trucco, ma nessuno controlla, la politica locale non vuole bilanci, non sa a che punto sono e lascia andare gli Uffici speciali come carrozzoni indipendenti mangiasoldi, che resteranno in piedi per i prossimi cinquant’anni. C’è chi rimpiange la fase commissariale, c’era la triade Cineas, Fintecna e Reluis a vedere le pratiche e macinavano meglio, oggi dicono che le questioni dei centri storici sono più complesse, sicuro è così, ma hanno riflettuto con Fabrizio Barca la parametrica per mesi, per poi spacciarci un prodotto imbattibile sul tempo per cui sarebbe bastato mettere qualche parametro in griglie predefinite, per avere i conti sulla spesa da fare nelle abitazioni, e invece siamo sempre a caro amico. Col tempo abbiamo capito che le migliaia di pratiche, con il sistema della parametrica saranno raddoppiate, perché dovranno esaminarle nella parte prima come nella parte seconda, come fossero due progetti, in tavoli lenti dai quali escono solo pareri da tre anni. E soprattutto a Roma va bene così.