09 Dic 15

Moralità pubblica come anticorruzione

Corruzione, complicità e illegalità non sono fenomeni connaturati alle nostre società. Dobbiamo porci obiettivi elevati sul piano della moralità pubblica e del senso civico, così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella Giornata mondiale contro la corruzione indetta dalle Nazioni Unite per promuovere azioni di sensibilizzazione. Secondo il capo dello Stato, la corruzione è un furto di democrazia. Crea sfiducia, inquina le istituzioni, altera ogni principio di equità, penalizza il sistema economico, allontana gli investitori e impedisce la valorizzazione dei talenti. L’opacità e il malfunzionamento degli apparati pubblici e di giustizia colpisce ancor più poveri e persone deboli, crea discriminazioni, esclusioni, scarti, distrugge le opportunità di lavoro. Sulle pratiche corruttive prosperano le organizzazioni criminali e la mafia, che soffocano le speranze dei giovani. Per Mattarella si può e si deve reagire a questa inaccettabile forma di oppressione, con i numerosi anticorpi presenti nella società civile, che hanno il volto di cittadini consapevoli delle loro responsabilità, di donne e uomini coscienti dei propri diritti ma anche dei propri doveri, di funzionari pubblici che assolvono ai loro compiti, di volontari che costruiscono reti di solidarietà e di inclusione sociale, delle istituzioni, della magistratura e delle forze di polizia dimostrano ogni giorno che i loro anticorpi sono attivi e rendono un servizio prezioso alla comunità. Quando i meccanismi di controllo, di accertamento e di sanzione funzionano, non vuol dire che ha prevalso lo scandalo, ma vuol dire che il cancro del malaffare è stato individuato e colpito. La lotta alla corruzione nella dimensione internazionale, costituisce un importante contributo alla causa della pace e della cooperazione tra i popoli. Per Drago Kos, presidente del gruppo di lavoro anticorruzione Ocse, il fenomeno permea ed agevola le principali minacce globali del nostro tempo come terrorismo, cambiamenti climatici e crisi dei rifugiati, occorre condividere le pratiche, scambiarsi metodi moderni d’indagine e costruire reti solide per future collaborazioni.