A sette anni dal sisma, il sindaco Cialente si ricorda di dover custodire i preziosi archivi storici della città dell’Aquila e annuncia un bando per l’archiviazione. Non senza soddisfazione. Delibere di Consiglio e di Giunta di decenni fa abbandonati nel distrutto palazzo di città, archivi dello stato civile, anagrafe, leva militare dei primi novecento vergati a mano lasciati chi sa dove, i progetti più importanti della città, come la prima pavimentazione del Duomo, l’acquedotto del Chiarino, i primi selciati, il mega parcheggio di Collemaggio ed il sistema fognario, proprio nel momento in cui mettono mano ai sottoservizi, ad un rifacimento innovativo che punta a fare tunnel intelligenti, lasciati all’umidità negli scantinati di via Sassa, sede delle Opere Pubbliche ante sisma. Chiunque volesse fare una pubblicazione, consultare quei lavori, fare una ricerca storica, raccontare della popolazione dei primi novecento o dei matrimoni, non lo può fare. Massimo Cialente è un personaggio arrogante, incapace perfino di capire cosa sta dicendo, quando con gioia annuncia dopo quasi sette anni di voler fare un archivio. Non sa cosa abbiamo perso perché non ha mai fatto un inventario e per questo non pagherà mai, viviamo una città medievale circondata da altrettanti bei borghi antichi di cui perdiamo ogni giorno tracce e radici in cambio di cementi colorati e balconi all’ultimo grido. E ciò che è successo nelle periferie, si verifica ogni giorno che passa nel centro storico del capoluogo ed è quello che probabilmente accadrà nelle frazioni. Sogniamo musei del sisma, musei contemporanei a Palazzo Ardinghelli senza conoscere la storia di quel palazzo, delle famiglie, di com’è nata L’Aquila e di ciò che è avvenuto nella storia più recente, proprio perché un Sindaco di una città terremotata, avrebbe dovuto pensare a salvaguardare subito la nostra anima, invece delle mura, degli interessi, dei fondi accumulati e di una città disgregata nei 19 nuovi quartieri che affondano nel degrado, nei debiti e nei difetti di chi ci ha speculato su. Senza più la storia ed una città che tornerà a vivere a macchia di leopardo bisogna capire cosa ci resterà e chi sa se Massimo Cialente s’è mai posto il problema.