Maurizio Sbaffo è stato eletto presidente dell’Urban center. Architetto, libero professionista e di formazione ecclesiale all’Istituto superiore di scienze religiose Fides et Ratio dell’Aquila, proverà a garantire l’autonomia dell’associazione dalla politica e da altre manipolazioni. Tutto può essere, ma è un luogo nato con la benedizione dell’assessorato alla partecipazione del Comune che gli assicura la massima libertà, e sotto l’ala dell’Inu, l’Istituto nazionale d’Urbanistica, che nel capoluogo terremotato vanta Pierluigi Properzi, candidato sindaco del centro destra contro Massimo Cialente alle ultime elezioni. Aspira ad essere, come in effetti accade in città avanzate come Bologna, un’associazione indipendente che intende partecipare i cittadini alle decisioni della Giunta Cialente e non solo. Mi chiedo come. Sbaffo spende pagine di belle parole per spiegare come imposterà il suo Urban center, lo vorrebbe tra quelli creativi utili a trasformare la società urbana. Ma sono anni che il Sindaco parla da solo, gli unici contributi che hanno voluto sono quelli di Daniele Iacovone, che sta predisponendo il nuovo Piano regolatore sotto i loro strettissimi parametri, oltre i quali non siamo andati. L’Aquila in questi sette anni dal sisma ha rifiutato i migliori urbanisti e il risultato delle trasformazioni urbane in atto è sotto gli occhi di tutti. Sbaffo usa termini come Comitato scientifico, Tavoli tematici di partecipazione, Patti e Tematiche d’intervento, per codecidere e cogestire la ricostruzione con chi ci amministra. In bocca al lupo. A lui e alle 87 associazioni che dovrebbero partecipare. In queste stesse ore, prende vita il Lap, Laboratorio di architettura partecipata affidato allo Studio MCA, Mario Cucinella Architects, che lavorerà a nuovi progetti per l’edilizia scolastica nel musp di Sassa, modulo scolastico provvisorio, il 4 dicembre è prevista la consegna del masterplan. Bella cosa, bellissima e speriamo abbia successo, peccato capirne il senso tardi, a sette anni dal sima, quando continuiamo ad aprire cantieri senza un’idea di città.