Le difficoltà strutturali delle aree interne, cioè i territori più distanti dai luoghi dove sono erogati i principali servizi di cittadinanza legati alla salute (ospedali), all’istruzione (scuola) o alla mobilità (trasporti e internet), sono state al centro di un dibattito al GSSI con il contributo del ministro agli Affari europei, le Politiche di Coesione e il PNRR, Raffaele Fitto.
Si tratta di circa 13 milioni di cittadini che vivono in 3.834 Comuni (dato 2021), il 48,5% del totale, su un territorio che copre i 3\4 della superficie nazionale. Una fetta importante di Italia che non è stata solo marginalizzata dalle politiche degli ultimi 40 anni, il cui tasso di spopolamento è triplo rispetto alla media nazionale, ma che detiene anche una disponibilità elevata di importanti risorse ambientali (idriche, sistemi agricoli, foreste, paesaggi naturali e umani) e risorse culturali (beni archeologici, insediamenti storici, abbazie, piccoli musei, centri di mestiere) utili per l’intero Paese.
Le aree interne sono un grande tema nazionale. È in gioco il futuro equilibrio territoriale dell’Italia. In tutta la UE, la concentrazione urbana sta producendo lo spopolamento di ampi territori. In Italia possiamo contrastare meglio questo fenomeno grazie al policentrismo istituzionale garantito dai Comuni, ha detto Pierciro Galeone, direttore di IFEL, presentando al GSSI, il V Rapporto sui Comuni 2023 in collaborazione con Ca’ Foscari. Lo spopolamento, ha aggiunto, nasce dalla perdita delle tradizionali funzioni produttive e da una distanza dai poli urbani che non permette il pendolarismo diurno. Si avvia così un circolo vizioso alimentato dall’indebolimento dei servizi, in primo luogo istruzione e sanità. L’Abruzzo, e in particolare i Comuni delle sue aree interne, presenta dati demografici più severi: tasso di incremento naturale più basso, un indice di invecchiamento più forte, un indice di dipendenza molto forte.
Dobbiamo mettere in campo una strategia mirata che possa guardare con la stessa attenzione alle due diverse realtà, alle aree urbane e alle aree interne, e soprattutto per valorizzare la grande potenzialità di questi territori, offrendo servizi adeguati e comprendendo le potenzialità. Penso al tema delle risorse naturali, che possono essere un’occasione di sviluppo, ha comunicato il ministro Fitto, aggiungendo che il PNRR dovrà essere riallineato alle Politiche di coesione 2021-2027 in modo da avere una strategia unica.
D’altra parte il tema delle aree interne è al centro delle ricerche dell’area di Social Sciences del GSSI. La politica di coesione risponde al principio della solidarietà territoriale, ha spiegato Alessandra Faggian. Per tantissimi anni abbiamo parlato del divario Nord-Sud, ma si trattava di una dimensione macro, troppo grande. Bisogna affrontare una dimensione diversa, su scala territoriale più fine, cioè la differenza tra le aree urbane e quelle più periferiche e marginalizzate. Questa dimensione è rilevante non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo, che condivide con noi problematiche simili. I nostri studi sono utili anche in altri contesti. Il nostro PNRR è nato in risposta al Covid, ma saranno necessari degli aggiustamenti in corsa. Un punto cruciale resta il monitoraggio e la valutazione finale delle politiche che metteremo in atto.