Sono oltre 3mln, i giovani italiani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in percorsi formativi, la fascia d’età è compresa tra i 15 e i 34 anni e il dato è del Ministero per le Politiche giovanili che lavora ad un piano per orientare e inserire questi giovani.
Gli oltre 3 milioni di cosiddetti Neet sono il 25,1% dei giovani italiani, cioè 1 su 4, e più della metà, 1,7 milioni, sono donne. Un dato triste che continua a crescere anno dopo anno, scavando sempre più la forbice che allontana il bel Paese dai numeri dei 27 dell’Ue.
Nel 2020 siamo dopo la Turchia (33,6%), il Montenegro (28,6%) e la Macedonia (27,6%), il paese europeo con il maggior tasso di Neet. Secondo dati Eurostat, Ocse e Istat, in Italia una donna su due non lavora e il 25% delle ragazze con meno di 30 anni è Neet, cioé neanche lo cerca: sono 8,6 milioni di donne in Europa, di cui un terzo, è rappresentato da italiane.
Peraltro nel secondo trimestre 2020, il percorso formativo si è interrotto molto presto per i1 13,5% dei giovani tra 18 e 24 anni, giovani che hanno, quando va bene, la terza media.
Per Mario Draghi una lost generation, con dati che dovrebbero far riflettere: nella fascia d’età scolare (15-19 anni) i Neet italiani sono il 75% in più della media Ue e nella fascia universitaria (20-24) sono il 70% in più.
Un giovane su 3 tra i 20 e i 24 anni è Neet, mentre tra i giovanissimi (15- 19 anni) 1 su 10 è fuori dal mondo della scuola e del lavoro. L’incidenza percentuale di donne Neet passa dal 45% nella fascia 15- 19 anni al 66% di quella più adulta (30-34).
Entrando nello specifico degli oltre 3 milioni di Neet 15-34enni: i disoccupati, cioè chi non ha un impiego ma lo sta cercando, sono circa 1 milione, mentre gli inattivi cioè chi non ha un lavoro ma non lo sta cercando, sono gli altri 2 milioni. I Neet hanno generalmente un basso titolo di studio (circa il 27%), mentre l’Italia risulta divisa così: la zona centro-settentrionale, è in linea o al di sotto della media europea (15%), mentre nel Mezzogiorno si registrano grandi criticità in Sicilia (30,3% di Neet 15- 24 anni, dato 2019), in Calabria (28,4%), e in Campania (27,3 per cento).
Il programma Garanzia Giovani, dovrebbe essere la risposta? Oltre all’estensione del Servizio civile e sportelli dedicati nei Centri per l’impiego con professionalità specifiche per accogliere i giovani Neet, con tour nei territori più disagiati, finanziati con 250mila euro, oltre a 4 milioni per una convenzione con l’Anci.
Ed ancora un portale Giovani 2030 come unico punto di riferimento, per opportunità e iniziative, oltre a programmi europei di solidarietà per recuperare i giovani a nuovi orizzonti e competenze.
Bisognerà però chiedersi quanta concretezza effettiva c’è nelle risposte del Governo e capire se nel resto d’Europa riescono a muoversi meglio di noi, così da copiare qualche buona strategia, dando davvero una mano ai giovani, più che alle carriere universitarie, nei percorsi formativi così come in quelli lavorativi, coinvolgendo privati e aziende in maniera utile e soprattutto sicura, visti gli ultimi gravissimi episodi mortali, nell’alternanza scuola-lavoro.