All’indomani del sisma, molte imprese allestirono dormitori, campi base e villaggi per far dormire le centinaia di maestranze che avrebbero lavorato alla ricostruzione all’Aquila. Il Sindaco Cialente, con un’ordinanza del 12 agosto 2010, stabilì un minimo di regole per scongiurare gravi fenomeni di degrado ambientale, sociale ed urbano quali possono conseguire dal proliferare di situazioni abitative inappropriate sotto il profilo sanitario, dell’igiene urbana, della sicurezza, della dignità di lavoratori e cittadini come pure in conseguenza della realizzazione incontrollata di strutture precarie e provvisorie a servizio dei numerosissimi cantieri, situazioni queste, da cui possono facilmente derivare pericoli e compromissioni delle civile convivenza, degrado del territorio, pericolo per la sanità e l’igiene pubbliche e focolai di disordine e illegalità. Giusto ai primi di agosto un blitz dei carabinieri aveva scoperto a San Pio delle Camere, comune dell’aquilano, un capannone dormitorio per 25 operai, con lavori non autorizzati all’interno della struttura, presa in fitto da un imprenditore ventitreenne, senza bagni né finestre. Un proliferare di irregolarità per cui l’amministrazione del capoluogo impose la denuncia delle persone impiegate nella ricostruzione, degli indirizzi dei campi base, fossero state anche baracche, e delle mense, tutti dati che dovrebbe avere l’area sisma del Comune, che comunque non stabilì un limite temporale a questi insediamenti. Sono passati cinque anni e si è perso il controllo della situazione, nel 2013 anche l’incendio degli alloggi Mazzi ad Onna, stamattina in commissione territorio è giunta la diffida del legale Fausto Corti, di provvedere a rimuovere un paio di capannoni abusivi, frutto dell’ordinanza già revocata, entro trenta giorni, altrimenti si rivolgerà alla Procura. Ci sarebbero 106 strutture da controllare e smontare perché ormai non avrebbero più senso, ma l’amministrazione non ha controllato più nulla. L’Ordinanza di revoca che pare misteriosamente apparsa sull’Albo Pretorio solo da qualche giorno non ha avuto seguito, non ci sono termini nonostante le strutture avrebbero dovuto essere temporanee e gli uffici tecnici cadono dalle nuvole, dovrebbero fornire maggiori dettagli ai commissari nelle prossime settimane, ma è sempre più evidente come il controllo del territorio sia sfuggito di mano alla piccola città di provincia, L’Aquila, che non poteva neanche immaginare, il 6 aprile 2009, cosa le sarebbe capitato di lì a seguire.