La riqualificazione dell’area Banca d’Italia non si potrà fare, perché non c’è più un interesse pubblico per poter procedere. Un valore di 22mln di euro, con un Accordo di Programma del 2014, che avrebbe dovuto riqualificare l’area con l’iniziativa dei privati.
Cioè quattro attori interessati tra cui due palazzine/condomini, ed ancora Ater e Anas, che in cambio di un aumento di volumetrie e la possibilità di aprire negozi e uffici nelle rispettive porzioni a piano terra, avrebbero donato una piazza al quartiere e alla città con verde, camminamenti e l’ingresso con porticato da via XX Settembre.
Un progetto definito strategico dalla passata amministrazione comunale che a 12 anni dal sisma è di fatto fallito, perché nonostante fossero tutti d’accordo, i fatti, poi, hanno detto altro.
Perché una delle due palazzine, condominio Castiglione, è passata totalmente tra le proprietà del Comune in quanto tutti i titolari hanno ceduto l’abitazione per averne una equivalente, magari nel centro storico oppure in periferia. E non si sa se sarà ricostruito oppure no, quindi uno degli attori diventa ora il Comune dell’Aquila, che dovrebbe pagare la propria porzione, e d’altra parte se tutti si sono tirati indietro in questi mesi, il costo della piazza era stato valutato in 700mila euro circa, è perché non hanno più interesse, come l’altra palazzina, condominio Fonte Preturo, che ha fatto scrivere dal legale per dire, noi ricostruiamo e basta, abbiamo 2mln sul conto, ma senza una piazza da cedere al Comune, sarà molto improbabile che il dirigente competente, Roberto Evangelisti, possa prendersi la responsabilità di firmare la convenzione.
Una strada potrebbe essere ricostruire soltanto, peraltro Fonte Preturo senza un piano per alcune cessioni al Comune; l’Ater, dal canto suo, già ricostruirà alcuni appartamenti altrove su via XX Settembre, mentre potrebbe trattare con il Comune una permuta per il sedime del Castiglione; l’Anas, che fece fuoco e fiamme per dimostrare l’instabilità della struttura di proprietà su via XX Settembre, dove oggi resta una voragine piena di rovi, classificata agibile in un primo momento poi diventata improvvisamente pericolante, ma c’è chi narra che per abbatterla sudarono sette camicie tanta era la solidità, chi sa, se ha ancora interesse a ricostruire. Restano tutti in attesa che Fonte Preturo nomini un presidente per trovare, se possibile, un accordo.
Che poi bisogna vedere cosa dirà l’Ufficio speciale per la ricostruzione che ha già pagato per le abitazioni equivalenti e ora dovrebbe accordare la ricostruzione del Castiglione, lo paghiamo due volte?; oppure una piazza a privati cittadini, non crediamo si possa fare.
Di tutta la faccenda se n’é parlato in quinta commissione, convocata dal presidente Giustino Masciocco, su iniziativa di Lelio De Santis.
L’assessore responsabile Daniele Ferella ha spiegato la situazione, ci sarebbe da spianare il terreno per la piazza a carico dei privati, sempre che si trovino i 700mila euro anzi un milione per farla, e sempre la possa fare il pubblico, dal canto suo l’ingegner Vincenzo Saraceni, che ha curato il progetto, chiede di non lasciare l’area abbandonata.
Una vicenda a dir poco ingarbugliata, con l’ombra di un’indagine della Corte dei Conti, che il consigliere De Matteis solleciterà, per i ritardi decennali nella ricostruzione e per l’impostazione della riqualificazione, che di strategico non ha praticamente più nulla.