Non riesco a fondere in maniera armonica gli obiettivi del futuro Piano regolatore dell’Aquila, con le esternazioni degli amministratori locali. Nel documento preliminare parlano come fossimo in una città del nord Europa, dove i Piani regolatori che hanno funzionato, sono stati impostati negli anni novanta, per cui oggi sono visibili i primi risultati riguardanti il recupero di aree abbandonate e dismesse, il riutilizzo di strutture che esistono ma non servono più, anelli verdi intorno alle città e ai cementi, rispetto dell’ambiente e rigenerazioni urbane. Questo vorrebbero anche per L’Aquila, ma dovrebbero avere almeno le idee chiare. Non c’è un censimento sul territorio per conoscere strutture inutilizzate e abbandonate degli enti pubblici, per recuperarle con scelte innovative, nel Piano di ricostruzione, quello che impose una prima legge sul sisma in Abruzzo, la sede unica al vecchio Autoparco comunale degli uffici comunali, per 35milioni di euro già disponibili, era considerato un progetto strategico. Oggi non lo è più, è la zona degli antichi laghi della Regina Margherita, c’è l’acqua, costerebbe una cifra costruire in sicurezza proprio lì, e così il Sindaco cambia idea dopo sei anni per riscoprire il recupero di Collemaggio, area sanitaria del vecchio manicomio, subito fuori il centro, e s’innamora del fatto che gli uffici potrebbero andare lì, dimenticando che c’è un’anima storica che aspetta di rivivere, che ci sono molte strutture da recuperare, di cui peraltro è proprietario, proprio nel cuore antico della città e che se dirottasse la vita quotidiana del cittadino utente a Collemaggio, la speranza di poter rivivere in quelle mura potrebbe scomparire, perché per quel tipo di vita non c’è nessun progetto. Peraltro l’assessore alla ricostruzione continua ad andare per la propria strada, e cioè la sede all’Autoparco, mentre l’alternativa, sempre per il Sindaco, potrebbe essere il distretto dell’ex Caserma Rossi, dove sempre il Piano di ricostruzione, pagato fior di quattrini perché fosse redatto, colloca un polo scolastico. Sono idee estemporanee, che non guardano all’insieme. Atolli, un domani forse felici, che intorno continueranno ad avere solo deserto.