Chi l’avrebbe mai detto sei anni fa che la cantina del Boss all’Aquila, da covo di sediziosi di sinistra e ubriaconi, poeti e perditempo, artigiani, artisti, anziani, studenti, pittori e cantastorie sarebbe diventato il posto più cool del capoluogo, il posto dove il 24 a pranzo e il 31 dicembre sempre a pranzo, l’aperitivo è tradizione. Una tradizione che ha contagiato anche quelli che prima del 6 aprile 2009 non ci avrebbero messo piede neanche a pagarli, ma è passato tanto tempo e ne è passata di acqua sotto i ponti, che vuol dire cantina, oggi si degusta, si decanta, si sorseggia, si assapora, che c’entra con quell’acetella che costava poco e che riempiva bricchi e bicchieri di tutti quelli che con pochi soldi, in quella cantina andavano per bere, per farsi il quartino, anche più d’uno per non dire quanti. C’era anche il vino di qualità e che scelta. Giorgio e Franco, gli storici gestori, e poi i figli, oggi adulti, a garantire la continuità e che la storia secolare di quella cantina non vada perduta per nulla al mondo. Il Boss è sempre stato recensito bene, anche vent’anni fa era consigliato nelle migliori guide enogastronomiche d’Italia come tappa obbligata per un buon vino, una sana accoglienza e un bel panino con la frittata. Caldo e con un po’ di pepe, a pranzo, con lavoratori e maestranze, il top, per chi ci andava come me, con Giorgio e Franco presenti, sorridenti, un po’ più brusco Giorgio, più attento all’incasso Franco, mai una rissa, tavoli col tressette, chitarre, vino, cordialità diffusa, uova sode con un po’ di sale e panini con la pizza e il prosciutto o il formaggio la sera, mai oltre le undici, magari restavi dentro ma a porte chiuse, il Boss non ha mai tirato fino alle tre, con Giorgio che cominciava un’ora prima a dire di sloggiare. Ha poi riaperto dopo il sisma, un posto vero da frequentare e non a tempo che è diventato di moda, la sera e per le feste natalizie ormai, come oggi all’aperitivo della vigilia, e la gente è talmente tanta che è costretta a riversarsi nelle strade attigue, tutti a farsi foto per mostrarle sui social. Parecchi abitudinari al Boss non ci vanno più, se ne incontro qualcuno mi racconta che dopo il sisma va per baretti, sperduti in periferia dove la tazza costa poco e così di tazze se ne fa tante, ormai la cantina non è più quella di una volta, preferiscono andare altrove, spero solo che Giorgio e Franco rimangano sempre veri, tipici e sorridenti come li continuo a vedere.