Sono almeno 657 i camosci presenti nel Parco nel 2019, di cui il 18%, 119 capretti nuovi nati, ed il 12%, 81 circa, sono giovani di un anno.
I conteggi, da oltre 25 anni, vengono svolti ogni anno sia in estate che in autunno e coinvolgono circa 60 persone, tra personale del Parco, Carabinieri Forestali e volontari, che simultaneamente percorrono tutte le aree di presenza del camoscio per avere una fotografia del numero minimo di individui presenti, informa una nota stampa del Parco nazionale d’Abruzzo.
Il numero di camosci conteggiati quest’anno è il più alto registrato a partire dal 1998 cioè da quando la popolazione viene monitorata con i metodi attuali. Anche il tasso di sopravvivenza al primo anno di età e quello di incremento annuo presentano nel 2019 valori più alti registrati negli ultimi 20 anni, e nel complesso, l’andamento della popolazione risulta stabile, il dato acquisito quest’anno è sicuramente positivo e la popolazione è vitale.
L’area in forte crescita è quella marsicana, che di fatto può considerasi in questo momento il motore della popolazione, ma anche in altre aree si continua a registrare un numero maggiore di camosci, come accade sui crinali delle Gravare, di Rocca Altiera e delle Mainarde Laziali.
L’area in cui si presenta il decremento più marcato invece è quella di presenza storica della val di Rose, come emerso in occasione dei conteggi effettuati negli ultimi due anni. Dal 2017 inoltre risulta una diminuzione di circa il 30% dei nuovi nati nel settore Meta e Tartari. Per questo motivo, oltre ai consueti conteggi in simultanea, il servizio scientifico del Parco ha organizzato ulteriori sessioni di osservazioni demografiche sui nuclei centrali di val di Rose, Meta e Tartari allo scopo di approfondirne le ragioni.
I risultati ottenuti per i nuclei di Meta e Tartari sono comunque incoraggianti. Al netto delle normali oscillazioni annuali che possono subire tutti i nuclei di camoscio, il numero totale di individui, e di capretti in particolare, risulta stabile nel tempo e in linea con quanto registrato complessivamente nelle due aree a partire dal 2011. Al contrario, nella Val di Rose, il monitoraggio del 2019 conferma una tendenza negativa piuttosto marcata. La diminuzione dei camosci osservata negli ultimi anni in quest’area risulta a carico di tutte le classi d’età, quindi non solo degli animali giovani, come fu osservato tra il 2009 e il 2013. È quindi ipotizzabile che i camosci stiano per qualche ragione abbandonando quest’area a favore di altre o che qui vi si riscontri una maggiore mortalità. Nel 2020 si lavorerà in modo specifico per acquisire maggiori informazioni circa le cause di questo processo.
Nel complesso il 2019 ha restituito dati sicuramente positivi sulla popolazione del camoscio, il Parco continuerà a monitorare e ad approfondire quali variabili possono influire sulla presenza come la qualità dei pascoli, il disturbo antropico o la promiscuità con altri ungulati domestici o selvatici.