Basta col consumo di suolo, dicono i ministri della Repubblica in queste ore, ben sapendo che in Italia non sarà mai come nel resto d’Europa, perciò è inutile confrontare le percentuali di occupazione di suoli agricoli con questi Paesi. All’Aquila non è servito neanche un sisma di magnitudo 6.8 almeno. Stiamo ricostruendo peggio di prima e lo Stato non fa nulla perché sia garantito un altro standard, ricostruiamo sulla faglia di Pettino che non si è nemmeno mossa, il 6 aprile del 2009, figuriamoci se si svegliasse. Non teniamo più il conto delle casette temporanee nate ovunque e su qualsiasi tipo di terreno, tirate su senza regole da chi non aveva più la casa, per le quali non c’è un termine entro il quale toglierle, si parla già di sanatoria e l’assessorato competente non sa nemmeno quante sono, avendo perso il conto di quelle abusive. Molte sono lungo l’Aterno, ai piedi del Fosso di San Giuliano e a valle di Mammarella zone a rischio dissesto di cui si preferisce non parlare. La zonazione idrogeologica italiana è ferma agli anni ottanta, il territorio è flagellato da alluvioni e frane senza tregua, senza più regole, una catastrofe senza fine che la solita politica dell’ultimo minuto spera di arginare con la messa in sicurezza del territorio che tuttavia, e torniamo ai fatti di Carrara, non è stata sufficiente a salvare la città dall’esplosione delle acque e della natura sbriciolando quel muro fatto solo cinque anni fa. Si parla di urbanistica, e i ministri dicono basta ai condoni, ma una legge regionale campana di qualche settimana fa ha sancito la sanatoria anche per i peggiori abusi edilizi, e sta a bene a tutti. Parlano, i ministri, nel rincorrersi delle interviste di queste ore, di nuove regole e di un nuovo patto tra Comuni e Regioni e tra Regioni e Stato e tra tutti questi e i cittadini ma sono solo sparate mediatiche perché non si sa più che pesci prendere. Non si dovrà più costruire lungo gli argini dei fiumi, sul mare, a valle dei costoni delle montagne e su terreni poco sicuri anche perché non c’è più come una volta chi lavora tra i boschi, capace di mantenerli puliti e canalizzare le acque, non c’è più niente, solo disastri, che saranno sempre più frequenti perché i cambiamenti climatici di cui dieci anni fa si parlava tranquillamente al bar, si stanno facendo sentire sulle nostre case, bussano alle nostre porte, sono qui, sempre più violenti e imprevedibili.