Altro argomento che vorrei toccare, in questo 25 novembre dedicato alle donne e alla loro difesa contro la violenza, è riferito alle disabili, dalle 3 alle 5 volte più esposte al rischio di diventare vittime di violenza.
Le associazioni chiedono di includere la variabile di genere nelle politiche per la disabilità, anche e soprattutto per quanto riguarda la violenza, mentre la Convenzione di Istanbul non è specificamente dedicata alle donne con disabilità.
Il comitato incaricato di verificare nei vari Stati l’applicazione della Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, ratificata dall’Italia con la Legge 18/2009, aveva richiamato l’Italia su vari punti, tra i quali l’assenza di politiche rivolte alle ragazze ed alle donne con disabilità, rispetto al fenomeno della violenza nei loro confronti.
Violenza, è anche un sopruso e una vessazione psicologica, sono le percosse, sono maltrattamenti emotivi magari proprio in famiglia, sono forme più o meno velate di stalking, violenza è anche l’indifferenza o la scarsa considerazione in quanto donna.
Elementi amplificati, leggo su disabili.it, se si tratta di donne con disabilità, per cui è ancora più importante lavorare sulla consapevolezza.
Può capitare, soprattutto in caso di donne con fragilità di tipo intellettivo, di non capire che quelle che si stanno subendo non sono solo attenzioni, ma veri e propri abusi. Intervenire quindi con progetti di informazione alla salute ed educazione sessuale, potrebbe essere un importante passo per rendere le donne consapevoli e in grado di distinguere attenzioni eccessive da sane gentilezze.
Spesso, poi, la donna viene accusata di non denunciare. Chiediamoci sempre il perché.
I motivi sono solitamente molteplici, tra i quali può esserci la scarsa autonomia, anche sul piano economico, della vittima, quando i casi riguardano in particolare la violenza domestica. Oltre ad esserci l’aspetto di una dipendenza percepita, che può portare la vittima a considerarsi non in grado di cavarsela senza il suo aguzzino, c’è anche l’aspetto della dipendenza materiale: dove vado? Cosa faccio se me ne voglio andare di casa, visto che non ho un lavoro, un posto dove andare, qualcuno che mi aiuti, dei soldi su cui contare?
Nel caso di donna con disabilità, ma anche anziana o malata, a questo genere di dipendenze se ne aggiunge una più profonda, strettamente legata alla sua condizione: se l’aggressore è un suo caregiver, la paura di perdere quell’assistenza, o l’impossibilità di poterne fare a meno può condurre la vittima al silenzio, per mancanza di alternative rispetto al suo bisogno di essere assistita o aiutata.
La rete di servizi a tutela delle vittime, spiegano ancora su disabili.it, deve saper affrontare anche una violenza su una donna che può avere disabilità di diverso tipo.
Dagli studi ginecologici specializzati, all’informazione e formazione del personale dei centri antiviolenza e altre strutture, affinchè siano in grado di cogliere segnali sottotraccia, difficilmente captabili in particolare nelle donne che non sono in grado di esprimersi.
Quello che possiamo fare tutti, leggo ancora, oltre a tenere alta la guardia e a seminare una cultura del rispetto nei confronti della donna, è contribuire ad aumentare l’informazione e la discussione su questo tema, anche attraverso la diffusione del Secondo Manifesto delle Donne con Disabilità, adottato a Budapest il 28-29 maggio 2011 dall’Assemblea generale del Forum Europeo sulla Disabilità e approvato anche dalla Lobby Europea delle Donne. Il Manifesto, è un testo di diviso in 18 aree tematiche, ciascuna delle quali focalizzata su uno degli articoli della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità, che pone l’accento su vari argomenti come lavoro, istruzione, mass media ed emarginazione sociale, ma anche sul tema della violenza contro le donne.
La campionessa di scherma paralimpica Bebe Vio invita in questi giorni, in qualità di testimonial, ad aderire alla campagna #sempre25novembre promossa da Sorgenia. Perché non si può relegare al solo giorno del 25 novembre, l’attenzione e l’impegno contro la violenza sulle donne, ma bisogna far sì che sia sempre il 25 novembre. Sotto questo slogan, l’invito è a postare sui canali social una propria foto con il numero 25 e l’hashtag dell’iniziativa. Per ogni post, Sorgenia devolverà un euro a La grande casa, cooperativa sociale per l’accoglienza delle donne con i loro bambini.