La curva dei contagi non pare affatto abbattuta come avevano pensato. Oggi registriamo 14mila 844 nuovi casi positivi e 846 morti, un numero davvero elevato per una ripresa dell’epidemia imponente, ha commentato Giovanni Rezza, direttore della prevenzione al Ministero della Salute, riferendosi alla fine dell’estate, ma con le festività natalizie rischiamo anche di peggio perché il dato non va. 1mln 870mila 576 casi totali e quasi 66 mila morti dall’inizio della pandemia. E in Abruzzo 100 nuovi casi, oggi, in 24 ore.
Il punto debole resta il tracciamento, non ci riusciamo è saltato tutto, ogni caso andrebbe moltiplicato per dieci per riuscire a raggiungere i contatti più stretti delle ultime 48 ore. 150 mila persone in Italia da trovare, quindi, oltre mille in Abruzzo per un giorno solo.
Per riprendere il controllo dei tracciamenti i nuovi casi dovrebbero scendere a 5 o 6mila giornalieri, dicono dal Comitato tecnico scientifico, praticamente un terzo di quegli attuali, e così continuiamo a rincorrere il virus con la mitigazione, cioè i mini lockdown, anziché il contenimento cioè isolare più casi possibili che invece girano liberamente. L’Istituto superiore di Sanità punta ad un dato settimanale importante, lo stesso della Merkel, e cioè 50 contagi su 100mila abitanti, un dato che oggi è quattro volte tanto.
In Italia abbiamo oltre 14mila tracciatori, 5mila in più da ottobre, la soglia minima è uno ogni 10mila abitanti, in Italia se ne contano mediamente 2,4 ogni 10mila abitanti, con la Regione Abruzzo che ne ha meno di due, 1.9, per un totale di 250 tracciatori. L’Abruzzo è in coda, anche se supera la soglia minima con il Lazio penultima, (1.8) e la Calabria ultima (1.5). Resta il problema irrisolto dell’impossibilità di risalire ai contatti con i dati ancora così alti, ma le Asl non rilevano alcun problema a riguardo. Il manager Testa non ne parla proprio.
E non c’è traccia di dibattito sui 212 miliardi di euro da spendere per la ripresa italiana, di cui soltanto 9 miliardi destinati alla sanità, alla medicina territoriale e ai presidi pubblici. Continuiamo a pensare all’esercito di consulenti che garantiranno ai ministri la capacità di spesa, ma le Regioni ancora non osservano un investimento così misero nella sanità pubblica.
Intanto il virus galoppa.
Dai 1.083 casi totali al 15 ottobre, in Provincia dell’Aquila, e 5mila 648 in Regione, siamo a oltre 10mila casi dall’inizio dell’emergenza, 288 morti in provincia di cui 117 nell’aquilano, il 15 ottobre avevamo nell’intera Regione 491 morti oggi siamo a 1.057, più del doppio. Avevamo 1.824 abruzzesi in isolamento domiciliare, ad oggi ne abbiamo quasi 5mila solo nella provincia dell’Aquila, di cui 2.192 nell’aquilano e 5mila 600 guariti.
Il dato settimanale all’11 dicembre, riporta miglioramenti nei guariti (+4.090), nei decessi, +62, ma sempre meno rispetto agli incrementi delle settimane precedenti, ed ancora -2.233 in isolamento domiciliare, meno ricoveri in terapia intensiva, -7, e ospedaliera -53, per un totale di 31.463 (+1.859) contagi.
Resta l’incremento dei contagi per provincia, sempre stando al report regionale settimanale dell’11 dicembre, L’Aquila 10.158 (+533), Chieti 6.070 (+395), Pescara 6.346 (+378), Teramo 8.471 (+563). Un tira e molla di colori che sta diventando un circuito senza via d’uscita, basta allentare le misure per tornare subito in area critica.