Dal rapporto Smart city: Digital solution for a more livable future, è emerso che nelle smart city le emissioni nocive saranno abbattute del 15%, la riduzione del consumo di acqua sarà pari a 25/80 litri a persona al giorno e grazie alla sincronizzazione dei semafori ed altri accorgimenti, si stima che il numero delle vittime per incidenti stradali in città diminuirà dell’8/10%. I tempi di trasporto caleranno del 20% cioè circa 30 minuti al giorno e grazie alla velocità di comunicazione, anche rapine ed aggressioni caleranno del 40%.
Il 5G ha teletrasportato un noto chirurgo, da Roma, in una sala operativa virtuale, con oltre 30mila chirurghi collegati da tutto il mondo, dove ha potuto accedere ai tempi diagnostici in tempo reale commentando un’operazione chirurgica come se stesse fisicamente insieme all’equipe.
Le potenzialità e la velocità sono inimmaginabili, ma senza paletti, il controllo sulle nostre vite e sui nostri snodi strategici sarà totale.
Ad esempio un concessionario di reti 5G, in un’ipotesi catastrofista, potrebbe mettere in ginocchio una nazione nel giro di poche ore ed è già in preparazione il 6G, la nostra vita dal 2030 sarebbe gestita con ologrammi, un nuovo piano della realtà un altro io digitale accanto a noi zero telefonini e l’intelligenza artificiale.
5G sta per quinta generazione della connessione per telefonia mobile. Il 4G è arrivato nel 2010, quando la banda larga è diventata mobile e per scaricare un’ora di film impiegavamo 6 minuti, con il 5G la connessione sarà onnipresente, sarà azzerato il tempo che intercorre da un segnale, dal telefonino, alla risposta che dovrà sortire di rimando, ed un’ora di film la scaricheremo in 6 secondi. Un’interconnessione che includerà anche la casa, la città e l’automobile, non è più solo una questione di telefonino. Con il 6G, dal 2030, diventerà tutto virtuale.
Sarà pronto un Paese che non ha nemmeno la banda larga garantita a tutti? Dal prossimo anno, l’anno del 5G, la copertura in Italia potrebbe già raggiungere il 30% della popolazione. In particolare i residenti di Roma, Milano, Torino, Bari e Palermo ma anche di Matera e L’Aquila, protagonisti di progetti pilota. C’è però da affrontare la questione nazionale e della sicurezza dei nostri dati da salvaguardare, l’Italia è nel mezzo della guerra alla supremazia tecnologica Usa/Cina, per il presidente dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Agcom, Angelo Marcello Cardani, bisognerà solo scegliere se essere spiati dai cinesi o dagli americani. A metà novembre è stato approvato il decreto legge che introduce il perimetro di sicurezza nazionale cibernetica, nuovi e più stringenti obblighi per il pubblico ed i privati, oltre ad un centro di valutazione e certificazione. L’Italia sarebbe avanti agli altri Stati europei e sarebbe stata ben gestita anche un’equa distribuzione delle frequenze tra i diversi operatori, ed infatti i colossi cinesi, hanno scelto proprio l’Italia come base operativa. Tuttavia parecchi sindaci, e non solo loro, stanno facendo resistenza per timori relativi alla salute dei cittadini, secondo alcuni ancora da provare, i quali per la gran parte neanche immaginano ciò che accadrà.
Il 5G, a seguire l’indagine di un colosso svedese della telefonia, risolleverebbe il pil del Paese generando, nel 2030, un impatto di 246miliardi di euro. E garantirebbe una maggior sicurezza dei nostri sistemi anche dagli hacker. Ma se è vera una maggior efficienza nella gestione e nei controlli degli apparati strategici, siano essi centrali elettriche, idriche o grandi industrie, dalla sicurezza informatica di questa rete super tecnologica, dipenderà anche quella dell’intero Paese. Un Paese non ancora pronto, che rischia di lasciare indietro vaste zone neanche servite da banda larga.