31 Ott 14

Gli esami non finiscono mai

Trent’anni fa moriva Eduardo De Filippo. addà passà ‘a nuttata, resta una di quelle frasi storiche, della sua Napoli milionaria, entrata di diritto nel gergo quotidiano per dire che dovrà passare qualche ora, prima di poter esser certi che la medicina somministrata a Rituccia, figlia di Amalia e Gennaro possa essere quella giusta e salvargli la vita. Dopo alcuni dialoghi, verso la fine della commedia, l’attesa perché passi il peggio diventa generalizzata, Gennaro offre una tazzina di caffè ad Amalia, che guarda il marito negli occhi e sembra dirgli: “Come ci risaneremo? Come potremo ritornare quelli di una volta? Quando?”, l’Italia è uscita distrutta e martoriata dalla seconda guerra mondiale, Gennaro risponde: “S’ha da aspettà, Ama’. Ha da passà ‘a nuttata”. Per dire passerà questo brutto momento e ce la faremo, con ottimismo, anche se la notte è buia dopo la notte arriva sempre la luce e un nuovo giorno, ed è con questo significato che la storica frase, la usiamo ormai tutti i giorni, da decenni, per farci coraggio nei momenti difficili e a ricordare la grandezza di De Filippo che non potrà mai passare di moda, nonostante le ambientazioni delle sue commedie raccontino di famiglie patriarcali, quelle stesse famiglie che ad un certo punto si sgretolano e sarà sempre De Filippo a raccontarle da maestro. Ci ha lasciato anche un altro detto, usatissimo, ed è Gli esami non finiscono mai, la commedia con Guglielmo Speranza, il protagonista, che si racconta attraverso la sua vita e gli esami continui a cui è sottoposto per realizzare i propri sogni.  Lui, sarà sempre coerente. C’è poi l’amico falso La Spina, l’amante Bonaria, i figli Felice e Fortunato che vivono indifferenti alle speranze del padre, pronti anche ad abbandonarlo all’interdizione, se ce ne fosse stato bisogno, ed infine i medici, Rosso, Bianco e Nero, ad esaminare il suo stato. Ancora una volta un esame, fino alla morte, quando Speranza non potrà fare più niente per i propri sogni, saranno gli altri a cambiargli l’abito, rispetto all’unico indossato nella propria esistenza, scegliendone un altro che lo ridicolizza per il suo ultimo viaggio.