Urban Bloom in Anfu Road a Shanghai, Cina, è uno spazio urbano composto da elementi riciclati dal risultato molto efficace. Pallet sovrapposti e dipinti come fosse un grande prato verde, vasi, sfere trasparenti con foglie d’erba su steli che Wendy Saunders, Vincent de Graaf, Javier Paiz Taibo e Shirley Woo, hanno mescolato e rigenerato all’interno di un quartiere grigio, dove la vita scorre anonima e veloce. Le grandi sfere trasparenti, ampolle fiorite e verdi generano di sera luce artificiale ad effetto, è la piazza, il relax e l’aggregazione al di fuori degli schemi e nel rispetto dell’ambiente perché ogni componente è già stato utilizzato, non sarà buttato via ed anzi ha trovato nuova vita. Grazie anche all’intercambiabilità dei pallet, ammorbiditi da cuscini e sedili attraenti. Il nuovo spazio urbano è di AIM Architecture e Urban Matters e si innesta su una via importante, dove scorre via la vita e con essa le persone ed è una nuova visione per progettualità e città molto accattivanti. Mi viene in mente Expo a Milano e l’Austria quel polmone verde d’ossigeno fresco, dove l’aria che respiriamo veniva raccontata e penso al recupero dei materiali del post sisma, di cui ho scritto almeno quattro anni fa che ancora non arriva come idea di rigenerazione e sostenibilità.
Dalle demolizioni e dai crolli del sisma avremmo potuto riutilizzare coppi, mattoni e travi, carta, vetro e ceramiche, ferro ed inerti, avremmo potuto riusarli in un’innovata edilizia sostenibile. Avremmo potuto vedere le macerie non solo come detriti da pesare e portare in discarica, ma resti di vita da recuperare con finestre, porte, piastrelle, sanitari, portali, pietre, camini e ossature di una vita precedente che forse ha trovato altra vita di straforo in qualche altra casa ma di certo non ha generato cultura. Di rinascita e per l’ambiente. Sugli spazi urbani da riqualificare e reinventare sarebbe bello poter innestare elementi vecchi per nuove visioni di comunità ed aggregazione di una società post sisma che evolve, che potrebbe perfino migliorare. Sarebbe bello dare un senso anche alla distruzione, oltre che alla rigenerazione, ma non riusciamo e non sappiamo come esprimerci.