Sentire Debora Serracchiani dire, all’indomani delle elezioni politiche 2022, siamo il secondo partito in Italia faremo una dura opposizione, fa piagne, perché nonostante le batoste che continua a prendere il Partito democratico, la dirigenza non riesce proprio più a capire un elettorato stanco, che vede Letta uguale a Calenda-Renzi, cioè di formazione democristiana, che nulla ha a che vedere con chi oggi vorrebbe una sinistra fresca, giusta, contemporanea, meno pallosa, con altri linguaggi e gli stessi valori, senza rinnegare nulla, contro la guerra, contro un liberismo sfrenato che pure in questi anni ha alimentato, avallato, votato, sostenuto e considerato, tagliando di netto ogni contatto umano con la propria gente.
Che la Meloni vincesse a mani basse si annusava da mesi, come si può oggi cadere dal pero?
Giorgia Meloni ben rappresenta i valori del proprio elettorato e già pensa a un Governo di tecnici. Già guarda a domani, ha già stemperato i toni, dialoga da mesi con l’Europa, la troverei quasi moderata e non mi meraviglierebbe affatto se cambiasse completamente approccio, sa che non può urlare più, deve mettersi a lavorare e lo farà.
Salvini ha perso perfino nel Veneto, si fanno avanti nuove leadership, Letta non si ricandiderà al prossimo Congresso, la stessa Meloni è ormai la leader del centro destra e al suo fianco resteranno, di certo, Salvini e Berlusconi, una donna a Palazzo Chigi, e francamente che ci sarà una donna, alla Presidenza del Consiglio, non potrà che far piacere.
Al contrario continuare a leggere un Pd così ordinato, così arrabbiato perché sconfitto, ma così incapace di urlare le ragioni, se non sussurrarle nelle poche sedi vive del partito, non è un buon segno. Una nuova destra è uscita dalle elezioni politiche del 25 settembre, ha la maggioranza al Senato e ha la maggioranza alla Camera, avrà tutti i numeri per governare cinque anni.
Come inquadrare invece la sinistra. Conte è uno stratega, ha intercettato i voti di tanta sinistra, ha sfiduciato Draghi al momento giusto, ha sbriciolato Di Maio, si strutturerà, farà del Reddito di cittadinanza un cavallo di battaglia da cavalcare i cinque anni a venire e tirerà a campare strillando qua e là. Ma può essere questo il senso di una nuova sinistra? Letta lo vedrei bene con Calenda-Renzi, per formazione e genetica politica, e d’altra parte non vedo altri leader, non li vedo nel Pd, non vedo leader né in Sinistra Italiana né tra i Verdi, gli altri non sono neanche all’1%. E Roberto Speranza che fine ha fatto Roberto Speranza? Ha tenuto un Paese in mano fino a ieri, ma non lo abbiamo più né visto né sentito. Al minimo storico, l’astensionismo sempre più profondo e pochissimi, leader?, capaci di sentire veramente un Paese, che ha tanti problemi ed è distante anni luce dalle loro logiche e dalle loro beghe, perché giusto questo percepisce, logiche e beghe.