Poste italiane si attiverà per riaprire un ufficio postale nel centro storico dell’Aquila. Nonostante non ci siano le persone, ancora pochi cittadini e per lo più maestranze nei cantieri, il responsabile Giuseppe Lasco ha assicurato l’associazione L’Aquila Centro Storico che s’impegnerà in tal senso. Lo riferisce in una nota l’associazione stessa dopo l’incontro avuto ieri. Il settore immobiliare di Poste, già dai prossimi giorni attiverà una ricerca sul territorio per l’individuazione di uno spazio. L’associazione, si legge ancora, che rappresenta i residenti, le attività produttive e professionali del centro, ringraziando Poste Italiane per la disponibilità dimostrata, felice dell’importante risultato raggiunto, continua a lavorare concretamente per la rinascita del centro della città.
Va benissimo. Tuttavia sono passati praticamente dieci anni dal terremoto e dovremmo essere orgogliosi del fatto che Poste italiane, nonostante non ci siano le condizioni, riaprirà un ufficio uno in centro storico.
Il decreto 39 del 2009, sancì all’articolo 4 comma 1 lettera b le modalità di predisposizione e di attuazione, da parte del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, d’intesa con le amministrazioni interessate e con la Regione Abruzzo, sentiti i sindaci dei Comuni interessati, di un piano di interventi urgenti per il ripristino degli immobili pubblici, danneggiati dagli eventi sismici, comprese le strutture edilizie universitarie e del Conservatorio di musica di L’Aquila, nonché le caserme in uso all’amministrazione della difesa e gli immobili demaniali o di proprietà di enti ecclesiastici civilmente riconosciuti di interesse storico-artistico ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
E alla lettera c le modalità organizzative per consentire la pronta ripresa delle attività degli uffici delle amministrazioni statali, degli enti pubblici nazionali e delle agenzie fiscali nel territorio colpito dagli eventi sismici e le disposizioni necessarie per assicurare al personale non in servizio a causa della chiusura degli uffici il trattamento economico fisso e continuativo.
Avrebbe provveduto il presidente della Regione Abruzzo in qualità di Commissario delegato, avvalendosi del competente provveditorato interregionale alle opere pubbliche.
Alla lettera a, furono addirittura previsti i criteri e modalità per il trasferimento, in esenzione da ogni imposta e tassa, alla Regione Abruzzo, ovvero ai Comuni interessati dal sisma del 6 aprile 2009, di immobili che non siano più utilizzabili o che siano dismissibili perché non più rispondenti alle esigenze delle amministrazioni statali e non risultino interessati da piani di dismissione o alienazione del patrimonio immobiliare, per le finalità di cui all’articolo 1, comma 5, della legge 23 dicembre 2005, n. 266, siti nel suo territorio appartenenti allo Stato gestiti dall’Agenzia del demanio o dal Ministero della difesa, liberi e disponibili, nonché gli immobili di cui all’articolo 2-undecies della legge 31 maggio 1965, n. 575, non ancora destinati.
Dovremmo domandarci dopo dieci anni come mai questi principi sono rimasti lettera morta, nonostante i fondi disponibili e la buon volontà delle amministrazioni. In sede di conversione, nella legge 77 fu aggiunta l’Accademia dell’Immagine, segno delle priorità del periodo, ma neanche quell’edificio, tra i troppi ancora da appaltare, è stato riqualificato.