Il fascicolo sulle intercettazioni riguardanti Massimo Cialente, precipita come un macigno sulla sua spavalderia. Non so come andrà la questione giudiziaria, Vespa, direttore dell’Editoriale, ha ricostruito con certezza rapporti troppo intimi tra mondi che dovrebbero essere morbosamente indipendenti l’uno dall’altro. Quello politico da quello giudiziario, dell’imprenditoria dalla politica, della politica dall’informazione e di quest’ultima dall’orientare a comando, il giudizio dell’opinione pubblica. Va benissimo il dialogo, la collaborazione ed il confronto, non va per niente bene l’informalità come se si fosse tra amici al bar, con cui si offende un magistrato o si parla di soldi pubblici come fossero propri. Come la transazione sulla metropolitana, mai promossa con percorsi trasparenti e condivisi con il Consiglio comunale e comunque caldeggiata ancor prima che si definisse l’iter giudiziario, che nel contenzioso tra la Cgrt di Iannini ed il Comune, ha finora dato ragione al Comune. Perché tutta quella fretta? Una serie di audizioni nella prima commissione di Masciocco con l’intervento di Piccioli, magistrato chiave della clientopoli abruzzese e neanche una carta pubblica a dimostrare la limpidezza del percorso transattivo, sventarono una manovra che avrebbe portato nelle tasche dell’impresa 6milioni di euro cash. Un macigno per Cialente, che al contrario ha sempre insistito spavaldo perché si chiudesse subito, perché così avrebbe salvato gli equilibri finanziari del Comune ancor prima che l’autorità giudiziaria decidesse e deve ancora decidere. Stessa sicurezza sproporzionata quando avrebbe pressato un funzionario comunale per liquidare Sal ad un’impresa senza che fosse in regola con i pagamenti a fornitori e subappaltatori, sempre spavaldo, perché lo avrebbe fatto per la città, in quella stessa città dove a centinaia, tra piccoli artigiani e microimprese, muoiono e falliscono per non essere pagati alla stessa maniera. Ed è stato sempre sicuro di sé quando ha spinto perché un’impresa avesse dei lavori, sempre per il bene della città. Nonostante quell’interesse generale si fosse concentrato sugli interessi di pochi. Il pm Stefano Gallo ha impugnato il proscioglimento di Cialente in Cassazione e ognuno di noi, si sarà già fatto un’idea.