Il Teatro stabile d’Abruzzo, nell’ambito del progetto L’arte non si ferma del direttore artistico Giorgio Pasotti, chiude questo primo ciclo di teatro in tv, giovedì 29 aprile alle 22.30 su Rete8 e domenica 2 maggio alle 18.00 su LaQtv, con Se questa è un’infanzia, ispirato al libro La memoria rende liberi di Liliana Segre ed Enrico Mentana, testo di Milo Vallone e Luca Pompei, diretto e interpretato da Milo Vallone, con il fisarmonicista Vincenzo De Ritis. Una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo in collaborazione con Il Fiume e la Memoria.
Scegliere di raccontare questa storia, spiega Liliana Segre, è stato come accogliere nella mia vita la delusione che avevo cercato di dimenticare, di quella bambina di otto anni espulsa dal suo mondo. E con lei il mio essere ebrea.
Lo spettacolo si sviluppa seguendo sia le modalità tipiche del teatro di narrazione e sia le dinamiche del progetto CineprOsa ideato da Milo Vallone circa quindici anni fa, in cui i linguaggi cinematografici e teatrali intrecciandosi fanno sì che l’utilizzo del video a teatro non sia più solo un elemento di scenografia dinamica ma, dando vita ad un continuo rimbalzo tra il palco e lo schermo, diventi esso stesso parte integrante della narrazione.
Una narrazione emozionante su uno dei periodi più tragici del secolo scorso che invita a non chiudere gli occhi davanti agli orrori di ieri e di oggi, poiché la chiave per comprendere le ragioni del male è l’indifferenza: quando credi che una cosa non ti tocchi, non ti riguardi, allora non c’è limite all’orrore.
Liliana ha otto anni quando, nel 1938, le leggi razziali fasciste si abbattono con violenza su di lei e sulla sua famiglia. Discriminata come alunna di razza ebraica, viene espulsa da scuola e a poco a poco il suo mondo si sgretola: diventa invisibile agli occhi delle sue amiche, è costretta a nascondersi e a fuggire fino al drammatico arresto sul confine svizzero che aprirà a lei e al suo papà i cancelli di Auschwitz.
Dal lager ritornerà sola, ragazzina orfana tra le macerie di una Milano appena uscita dalla guerra, in un Paese che non ha nessuna voglia di ricordare il recente passato né di ascoltarla.