Tracciabilità dei contatti, tamponi con referti in ritardo inaccettabile, ossigeno che può prescrivere solo la pneumologia sono trincee da puntellare ora. Nell’ultimo Consiglio comunale fiume sull’emergenza contagio, il direttore sanitario della Asl, Sabrina Cicogna, ha riferito che per il tracciamento, Chieti ha 60 amministrativi e i dati vengono inseriti al cento per cento, L’Aquila ne ha 27, Teramo 21, Pescara 8 persone, nello screening di massa il protocollo dice che il positivo dovrà essere controllato col molecolare, ha aggiunto. Speriamo di riuscire a fare i tracciamenti e faremo il possibile perché i laboratori con l’Università siano utili.
Il momento è indubbiamente difficile ma la Asl deve concentrarsi proprio sul fronte più caldo e abbandonato che abbiamo.
E’ vero che il tracciamento è saltato ovunque, ma per tornare a gestirlo con risultati solidi bisogna ridurre i contagi, e per ridurli bisogna tracciare, perché poi più contagi si registrano e più aumenta la pressione sui posti letto e una volta oltrepassate le soglie di guardia per i malati covid, vuol dire che è saltata anche l’assistenza ospedaliera di routine e quindi la sanità pubblica.
Questo è il punto di non ritorno da mesi ormai.
Con lo screening di massa ci sono ad oggi 88 positivi da verificare, il che vuol dire che dovranno essere contattati dalla Asl e fare i tamponi, quando?, saranno isolati nel frattempo?, dopodiché se saranno confermati, rintracciare almeno 10 persone per ognuno di loro e porle in quarantena, ad oggi siamo quindi ad 880 persone possibili: con quale impostazione tecnica? Le persone sono a casa disperate che attendono la risposta al tampone/i, non possono uscire, non possono lavorare, non possiamo continuare ad essere ostaggio di un sistema che non riesce a tenere a bada il fronte più caldo dell’emergenza. Servono informatici, fisici e matematici, oltre che sanitari.
Solo la pneumologia prescrive ossigeno, ha riferito Sabrina Cicogna ai consiglieri. Sono giorni d’emergenza dove anche un’ora può fare la differenza, Vito Albano ha ringraziato il sindaco per i saturimetri nelle prossime disponibilità dei medici di base, ma anche lui ha sollevato l’emergenza/urgenza dell’ossigeno e di posti dove isolare i positivi dello screening, la direzione sanitaria ha risposto che i posti si trovano ma dovranno essere riempiti: quindi che facciamo quando finirà lo screening con le città più grandi? E che gli rispondiamo ai pediatri che chiedono le Usca per affrontare l’influenza sui bimbi? E quanto tempo ancora per il laboratorio tamponi dell’Università?
Intanto abbiamo saputo che l’ospedale San Salvatore è un hub del covid, gli altri presidi sono i raggi della ruota usati in caso di necessità stringente, ha detto Biondi in Consiglio, anestesisti e infermieri di area critica non si trovano dietro l’angolo, è necessaria la mobilità in ambito provinciale, e lo hanno deciso con il Comitato ristretto dei sindaci. Avremo una Tac e una sala operatoria dedicata al covid, il G8 è a norma, avremo sale vaccini dov’era l’asilo aziendale, altri spazi perché la riabilitazione è stata trasferita al piano terra del Delta 7 e la pneumologia all’L2, siamo pronti per il primo lotto della centrale del 118 e sperimenteremo la telemedicina con tre punti d’osservazione. Abbiamo creato una struttura di 260 pl, ha detto ancora la Cicogna, e ancora 30 posti da attivare nel Delta 7 se ci fosse personale, siamo pronti.
Ma i primari avvisano, una terza ondata non la reggerebbe né la salute né l’economia del territorio, ben venga lo screening ma dobbiamo essere pronti ad isolare i positivi ad avere spazi adatti, ha detto Alessandro Grimaldi, primario della Malattie infettive. Con la seconda ondata quasi 200 pazienti in reparto, siamo passati da 350/400 casi a 8.400 nell’arco di un mese e mezzo, un’emergenza pesantissima e tra le più imponenti in Italia, la terza ondata non dovrà esserci.
13 posti letto occupati da noi e 3 a Sulmona, ha riportato poi il primario della Rianimazione Marinangeli, siamo a 19 posti letto e il Decreto 34 ne aveva previsti 13. Il G8 è stato adeguato e dotato di un gruppo di continuità, la pneumologia è stata trasferita, se serve potremo attivare altri posti, lavoriamo per implementare la parte strutturale e tecnologica, non ci fidiamo che sia finita. Il personale sanitario ogni 15 giorni fa il tampone ma non bisogna abbassare la guardia, nella prima ondata avevamo 39 pazienti, tra la terapia intensiva e la sub intensiva, oggi 44 solo all’intensiva, l’impegno rispetto a marzo è triplicato, le sale operatorie sono aperte per gli oncologici e i tempo dipendenti ed è di estrema rilevanza.
L’ospedale dunque si prepara, ma una terza ondata sarebbe un salto nel buio, bisogna concentrarsi seriamente sui tracciamenti quando il contagio è in calo, arruolando tecnici, fisici, matematici, informatici, centralinisti e chiunque possa rafforzare un asse di gestione troppo debole.