Col servizio su L’Aquila dei primi di gennaio La Repubblica ha centrato il punto. Il sindaco Cialente sogna i turisti, i residenti benestanti hanno abbandonato la città terremotata, il dato è noto da anni con il crollo delle iscrizioni al liceo classico, e chi ha riqualificato la propria abitazione l’ha messa in vendita o in affitto. Miliardi succhiati dalle periferie e dal centro storico per certificare che lì la gente non è tornata a vivere, il privato guarda ai propri affari, e il pubblico, dallo Stato centralista all’amministrazione comunale, non cerca correttivi rigidi capaci di impedire tale sperpero. A fine anno il primo cittadino ha parlato dei mesi a venire come quelli della svolta, ma non ascolta Confcommercio, che ha rilanciato l’invito che da sei anni lancia all’amministrazione per recuperare l’economia locale, dal 2010, quando con l’architetto Angelo Patrizio della Confcommercio nazionale, fece sopralluoghi su circa 600 esercizi abbandonati nel centro storico, rilevando come non fossero affatto messi male, tuttavia, da lì a seguire, è successo molto poco per ripopolare il cuore della città. Anche Agostino Del Re, direttore Cna, è tornato sulla vera sfida di tornare a far vivere L’Aquila, coinvolgendo tutte le forze, per una vision condivisa su L’Aquila Grande Città, non ci si può stancare di ricercare la rinascita quando il territorio muore, ma la politica è sorda. Proprio all’ultimo dell’anno Massimo Cialente ha annunciato un milione e sei per sostenere le istituzioni culturali finanziate dal Fus. Fondi rimodulati su un’altra importante tessera del progetto della città del futuro, per il sindaco, perché sul Gran Sasso non sono ancora riusciti a spenderli, anche se Roma ha assicurato altri 20milioni di euro, una volta spesi i 15, disponibili in realtà già da quattro anni. Ha quindi informato la città che Accord Phoenix, la misteriosa compagine societaria pronta a riassorbire i lavoratori del polo elettronico è pronta a fare i lavori per aprire. Le buone notizie della politica che continuano a viaggiare su binari diversi, da quelli che sindacati, con la disoccupazione al 27%, e associazioni di categoria vorrebbero prendere.