Il Sindaco Cialente, s’è risentito del fatto che nel corso del Consiglio straordinario sulla sicurezza di ieri, il prefetto Alecci lo abbia bacchettato. Secondo lui la stampa ha male interpretato, ed approfitta per dire a tutti, quello che secondo lui andrebbe rivisto nella città terra di nessuno, dove non basterebbero le telecamere o qualche agente in più per salvare L’Aquila dal degrado socio economico in cui è precipitata nel post sisma, ma la situazione disperata in cui versa, di cui Governo e istituzioni locali non si renderebbero conto. Massimo Cialente se ne rende conto? Avrebbe potuto premere per far aprire i centri di aggregazione nei Progetti Case di Sassa e Roio, inaugurati dalla politica ma ancora chiusi perché inagibili, avrebbe potuto ascoltare le associazioni di categoria che gli proponevano di riaprire le loro attività tra i 19 nuovi quartieri dell’emergenza, e avrebbe potuto fare la voce grossa, per far smuovere l’assessorato alla pianificazione che da due anni, deve esaminare le 43 proposte, arrivate in Comune a seguito di un bando pubblico, per insediare sempre in queste periferie desolate, attività socio culturali e piccolo commercio di quartiere al dettaglio. Con questi piccoli e facili accorgimenti, del tutto dipendenti da lui avrebbe potuto fare qualcosa per tenere alla larga tanti disgraziati che rubano e deturpano L’Aquila, isola felice con un’altissima qualità della vita prima del sisma, dove oggi i furti sono centuplicati, oltre a combattere abbandono e solitudine, soprattutto degli anziani, prima residenti nei centri storici ed abituati a girare a piedi oggi portati a forza in periferie senza nulla. Avrebbe poi potuto fare una politica aggressiva e coraggiosa, per azzerare le tasse in centro storico, calmierare i fitti, non ha mai promosso una norma in merito, attraendo in tal modo commercio, attività ed anche uffici, quegli stessi che per primi, dovevano tornare in centro, ma che dopo cinque anni e mezzo non se ne contano sulle dita di una mano, quelli rientrati. Avrebbe anche potuto fare subito i lavori all’unico Cinema della città, il Massimo, ma non lo ha fatto. Come terza cosa facilissima, avrebbe potuto obbligare l’applicazione della legge per cui nella ricostruzione dei centri storici il 2% dei lavori va a bando per realizzare opere d’arte, questi bandi avrebbero attirato giovani, artisti e cultura da tutto il mondo. Non è riuscito a fare neanche questo, sa solo mettersi sul pulpito e allucinare le platee con giochi surreali e fantasticherie.