Il male maggiore nel leggere la sconfitta del centro sinistra è la mancanza di lucidità da parte di chi ha perso. Come si fa a dire che il Pd ha tenuto? Nel 2017 risultò il primo partito cittadino con il 17.17% del risultato, 6mila 584 cittadini scelsero il Pd che cinque anni dopo ne ha persi più della metà, 3mila 076 voti, pari all’8 e sei per cento.
Nel 2017, la lista Democratici e Progressisti Articolo Uno per L’Aquila portò a casa 1.782 voti (4.64%); L’Aquila Chiama chi Ama L’Aquila, la lista guidata dai comitati e qualcosa di sinistra, 887 voti (2.31%); mentre Territorio Collettivo, il movimento di Luca D’Innocenzo, guadagnò 873 voti (2.27%), diciamo un totale di oltre 3mila 500 voti pari al 9.22%; queste stesse forze, insieme nel 2022 con L’Aquila Coraggiosa, senza Territorio Collettivo almeno sulla carta, hanno preso 2mila 291 voti pari al 6.42%, il che significa che uniti, hanno preso due consiglieri, invece separati ne presero uno, ma guadagnarono molti più voti di oggi e con una percentuale che avrebbe perfino superato il Pd.
L’unità fece molto ma comunque, rispetto al 2017, anche la performance elettorale di L’Aquila Coraggiosa è un segnale. Il problema più grosso, di ciò che resta di un concetto di sinistra tutto da recuperare, è che non hanno il coraggio di dirselo. Perché dire oggi che il Pd ha tenuto significa non aver capito niente, il Pd, ma anche il resto di quel che resta di un concetto di sinistra, manca di leadership, parliamo di partiti che non hanno consentito a nessuno di crescere, ma quante ancora ne dovranno arrivare per svegliarsi?
Tutti in attesa che si pronuncino i titani, tutti a evitare reazioni scomposte, giudizi affrettati, analisi apocalittiche, ma di cosa hanno paura?, è possibile continuare a galleggiare disciplinati anche quando comincia a cedere lo zoccolo duro?
Perché poi il problema non è solo la vecchia guardia, che tiene tutti per il corvattino, è questo tutti, è il resto, è la gioventù ma non solo la gioventù, la passione, la voglia di recuperare il sogno che non si vedono, sempre all’ombra di vecchi titani e di una rigidità tutta interna a questa sinistra, che sinistra non è più da troppo tempo, perché una vera sinistra non conosce veleni, ipocrisie e vendette, ma sorriso, empatia e solidarietà e sono proprio queste negatività a consumarla da decenni, mentre nessun leader nasce a scaldare i cuori dei tanti che hanno bisogno di aria, di spalancare le finestre, di attrarre, di aprire le porte, di creare unità e ponti, una nuova unità che quel tavolo preelettorale ha probabilmente drogato.
Perché lo dicevano in troppi che Stefania Pezzopane, vincente in tante battaglie, politica di razza e amministratrice col pedigree, stavolta non sarebbe stata ben vista, eppure quella è stata la strada segnata. Ci saranno nuovi tavoli, chi è fuggito ha già preso altre strade politiche, chi è rimasto non ha il coraggio di urlare la sua rabbia appassionata, spenderanno riunioni fiume per dirsi quello che si dicono da troppo tempo, aggrappandosi forse a quell’8 e 6 per cento da cui ripartire, continuando a scavare un fosso intorno sempre più profondo.