Fazio e Annunziata sono stati il perno intorno al quale ruotava una politica culturale in Rai fatta di esclusione degli altri. A proporre una narrazione diversa sull’addio alla Rai dei due giornalisti, è Michele Santoro a DiMartedì con Giovanni Floris, ritornando indietro di anni, quando l’editto bulgaro di Berlusconi che fece fuori altri giornalisti, tra cui Santoro, non toccò neanche di striscio i contratti dei due che infatti continuarono a lavorare in Rai.
Sono convinto che la Rai come azienda abbia avuto una perdita editoriale, sia per l’andata via di Annunziata che di Fazio, perché sono due professionisti molto validi. Io non li sopporto, nessuno dei due perché le narrazioni che fanno sono sempre un po’ farlocche. Fazio non è vero che è stato 40 anni ininterrotti in Rai – come gli ha dovuto ricordare Daniele Luttazzi – lavorò per La7 quando era di Telecom, non fece nessuna puntata e andò via con una paccata di miliardi.
Uscì da quell’avventura devastato, era molto più ricco di prima ma alle Feste dell’Unità la gente lo guardava storto. Io non rientrai in Rai, lui invece sì. Non è rientrato soltanto per i buoni uffici del suo agente, è rientrato anche perché la politica ha voluto che lui tornasse.
Che cambia tutto ciò, così diventa un gossip?, chiede il conduttore Floris.
Cambia molto perché ritorna anche il discorso sull’altra protagonista, Lucia Annunziata. Non è un gossip perché quando lasci la Rai dicendo che non sei d’accordo con questo governo, uno si deve ricordare che è stata il presidente di garanzia quando a governare era Silvio Berlusconi.
Per 24 ore è stato presidente di garanzia Paolo Mieli che disse ‘io accetto se posso far tornare a lavorare Enzo Biagi, Daniele Luttazzi e Michele Santoro. Dopo 24 ore era dimissionario ed è subentrata Lucia Annunziata. Cambia che c’era l’editto bulgaro, c’entra il fatto che questi due colleghi sono stati il perno intorno al quale ruotava una politica culturale in Rai fatta di esclusione degli altri, fatta di ammazzamento del pluralismo e della diversità, aggiunge il giornalista a Floris.
Questi due colleghi sono stati il perno intorno al quale ruotava una politica culturale in Rai fatta di esclusione degli altri, fatta di ammazzamento del pluralismo e della diversità. Una bella mazzata, quella di Santoro.