03 Ott 20

Rigenerazioni urbane, 853mln di euro

Rigenerazione urbana e recupero delle periferie. Un bando per presentare le proposte ed assegnare 853 milioni di euro che dovranno però attivare altre risorse pubbliche e private, saranno questi effetti moltiplicatori, a guadagnare più punteggi ai progetti oltre al bilancio zero del consumo di nuovo suolo, saranno infatti garantiti gli interventi di recupero e riqualificazione di aree già urbanizzate.

Privilegiate anche le proposte che avranno maggior qualità e coerenza con le finalità di cui all’articolo 1, comma 437, della legge 160/2019, e cioè presenza di aspetti innovativi e di green economy, quelle che porteranno maggiori investimenti su immobili di edilizia residenziale pubblica, con preferenza per le aree a maggiore tensione abitativa e la presenza nell’intervento di recupero e valorizzazione dei beni culturali, ambientali e paesaggistici ovvero recupero e testimonianze architettoniche significative.  Altro criterio prioritario, nella selezione dei progetti, è l’applicazione della metodologia Bim, Building information modeling e della progettazione digitale.

Il bando è rivolto a Regioni, città metropolitane, Comuni capoluogo di città metropolitane e di provincia, Comuni con oltre 60mila abitanti. Potranno presentare fino a tre proposte ciascuno, avranno 120 giorni per farlo, seguirà una seconda fase in cui le proposte dovranno essere articolate nei successivi 120 giorni e sarà pubblicato in Gazzetta ufficiale.

Il decreto della De Micheli fissa gli obiettivi principali da perseguire.

All’articolo 2, ne indica cinque: a) riqualificazione e riorganizzazione del patrimonio destinato all’edilizia residenziale sociale e suo incremento; b) rifunzionalizzazione di aree, spazi e immobili pubblici e privati anche attraverso la rigenerazione del tessuto urbano e socioeconomico e all’uso temporaneo; c) miglioramento dell’accessibilità e della sicurezza dei luoghi urbani e della dotazione di servizi e delle infrastrutture urbano-locali; d) rigenerazione di aree e spazi già costruiti, soprattutto ad alta tensione abitativa, incrementando la qualità ambientale e migliorando la resilienza ai cambiamenti climatici anche attraverso l’uso di operazioni di densificazione; e) individuazione e utilizzo di modelli e strumenti innovativi di gestione, inclusione sociale e welfare urbano nonché di processi partecipativi, anche finalizzati all’autocostruzione.

I progetti dovranno riguardare le aree periferiche e quelle che, ancorché non periferiche, sono espressione di disagio abitativo e socioeconomico e non dotate di adeguato equipaggiamento urbano-locale.

E chi sa se anche L’Aquila, non possa avere finalmente una chance di rigenerazione urbana.