Sulla ricostruzione pubblica del cratere 2009, è stato chiesto poco più un miliardo e 300 milioni di euro, finanziato per la quasi totalità, di cui sono stati effettivamente spesi meno di 500milioni di euro. Pochissimo.
In totale sono programmati poco più di mille interventi, per 133 soggetti attuatori, di cui 358 conclusi ed una parte di essi aspetta ancora il progetto.
Neanche una scuola è stata ricostruita.
E solo un palazzo pubblico, Palazzo Camponeschi.
Questi sono i dati ufficiali del GSSI a dieci anni dal sisma del 6 aprile 2009.
E a leggere Open Data ricostruzione, il progetto del GSSI per informare sull’andamento della ricostruzione, non procediamo a grandi falcate visto che tali numeri sono aggiornati al giugno 2018, praticamente un anno fa.
Intorno alla ricostruzione pubblica ruota la rinascita dei centri storici ed una nuova destinazione del Progetto case, una volta che anche l’Ater avrà finito il proprio compito, e poi chiese, palazzi e scuole.
Insisto nel richiamare alle proprie responsabilità amministrative il Consiglio comunale del capoluogo, il cui compito di indirizzo e controllo dovrebbe spronare procedimenti più spediti smontando le solite frasi di rito per cui la carenza cronica di personale riesce a bloccare perfino le gare più piccole.
Il che dopo dieci anni non è più accettabile.
La ricostruzione pubblica è la strategia fisiologica per far rivivere il centro storico dell’Aquila, la cui ricostruzione privata è praticamente al 75%, ma neanche una frazione è stata ricostruita, ma nonostante i numeri non si vede un gran giro di residenti e di persone se non nei festivi o quando c’è qualcosa da fare, con la bella stagione andrà anche meglio ma se non usciremo presto dalla palude immobile della ricostruzione pubblica nei prossimi anni non ci muoveremo granché.
Il decennale dovrebbe essere la svolta, l’inizio della rinascita, un nuovo capitolo da aprire per tornare in una città vera. Occorre però che ognuno faccia la propria parte un Consiglio comunale meno apatico potrebbe stimolare un nuovo corso. Almeno a provarci.