L’Emiciclo non è stato un cantiere facile, è stato un cantiere come tutti gli altri con tremila difficoltà, ma ad ogni problema si sono seduti ad un tavolo, Regione, Comune e Sovrintendenza ed hanno risolto. Nessun rimpallo, nessun io ti scrivo, tu mi scrivi, noi ci scriviamo e intanto passano gli anni, in particolar modo all’Aquila dove sulla ricostruzione pubblica non si cava un ragno dal buco. Otto ricorsi al Tar e due al Consiglio di Stato, sei mesi di fermo lavori per scoprire la valenza storica di un muro rinvenuto negli scavi, ma all’Emiciclo sono andati velocissimi ugualmente.
Fondi Cipe nel 2013, affidamento lavori nel 2015, riconsegna nel 2018. Incredibile.
Perché il capoluogo di Regione ha i fondi in cassa da dieci anni e non riesce a spenderli? Nessuna scuola ricostruita e solo un progetto pronto, è aperto solo il cantiere per Palazzo Margherita ed il Cinema Massimo il resto zero. Manca il pungolo, l’interesse, la spinta di una macchina ancora da riorganizzare. Forse sono i tecnici stessi a frenare perché gli incentivi alle progettazioni, il 2%, non possono superare la metà dello stipendio annuo o forse sono poco preparati ad interpretare il Codice degli appalti, soprattutto il nuovo, farraginoso e lacunoso, ma non possono essere motivi validi a rimanere immobili. L’Emiciclo ha potuto contare praticamente su tre tecnici, altro che carenza di personale. Quanti corsi di formazione obbligatoria si fanno l’anno dentro l’amministrazione civica?
Mancano i dirigenti tra qualche settimana andrà in pensione Vittorio Fabrizi e la paralisi sarà totale. Mancano figure apicali di ferro a pungolare, seguire, a stare negli uffici dodici quattordici ore per far uscire un provvedimento oggi, non tra un mese e che forse, fondamentalmente, amino L’Aquila. Ma non a chiacchiere o con i selfie, e neanche con quattro conferenze stampa al giorno (su che?), manca un programmazione seria che sia all’altezza della città contemporanea che rinasce capace di muoversi. L’Aquila resta al palo sulla ricostruzione pubblica ed ogni giorno che passa è tolto alla rinascita o lo comprendiamo oppure andiamocene a casa e non se ne parli più.