Eravamo partiti da una variante su alcuni articoli del Piano regolatore, nel 2016, il 44, 46, 53 e 54 che aveva iniziato il lungo iter d’approvazione con alcune prescrizioni.
Il Piano regolatore del 1975 definì le frazioni come zone di ristrutturazione, senza né vincoli né centri storici, dove poter fare di tutto dal punto di vista edilizio, quindi quelle prescrizioni misero dei paletti, solo le costruzioni realizzate dopo il 1930 potevano essere demolite e ricostruite. Tuttavia a febbraio di un anno fa è cambiato il limite temporale ed il vincolo permane fino alle costruzioni realizzate al 1860, dopodiché è tutto modificabile con ampliamenti e premi di cubature, flessibilità per rivitalizzare i centri ed opportunità per aprire commercio ed artigianato in questi borghi tutti da reinventare.
Nel senso che non abbiamo veri e propri borghi ma frazioni miste di cementi e storture urbanistiche tollerate per decenni che invece di ricucire, ora rischiamo perfino di peggiorare.
Peraltro lo scorso gennaio la Giunta Biondi ha preso atto di un attestato della Provincia, dello scorso novembre, della compatibilità della variante urbanistica con il PTCP, il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale. La variante pare cambiata, almeno così si deduce, ma di più non si capisce perché i verbali che la delibera dice di allegare, non ci sono. Cosa è successo? Le due osservazioni discusse dal Consiglio comunale a febbraio di un anno fa sono state trasmesse alla Provincia che ha corretto articoli e diversi commi dell’articolo 46, quello che regola la ristrutturazione delle frazioni modificando l’impianto della variante. Il Comune ha condiviso un testo coordinato di questo articolo con la Provincia, ed andrà al vaglio del Consiglio, ma il verbale non c’è. La delibera è passata in commissione Territorio venerdì scorso tra una selva di provvedimenti tra cui l’antenna di Sassa, senza chiarire le modifiche alla variante, quali premi di cubatura sono previsti, quali nuove regole di demolizione e ristrutturazione e se sia ancora in piedi il limite temporale del post 1860 nel diritto a demolire o quale altro.
La Provincia, dal canto suo, dopo aver condiviso con il Comune il testo innovato dell’articolo 46, ha segnalato la necessità di redigere un testo coordinato che tenga conto dei contenuti della presente variante. Aspettiamo l’Aula dove vogliamo capire con parole chiare e semplici cosa si potrà fare nelle frazioni, cosa si potrà demolire, che fine faranno i seminterrati, con quali premi di cubatura e quale libertà di fogge e cementi, considerato peraltro che l’incremento degli standard urbanistici, necessario al verde ed ai parcheggi pubblici, e quantificato in 6mila 377 metri quadri, sarà reperito dal Piano di recupero urbano di viale della Croce Rossa, approvato nel 2016 con Accordo di programma, e dal Masterplan, in via di definizione, denominato sistemazione urbana della Villa comunale, Emiciclo e Parcheggio di Collemaggio. Si capisce l’urgenza di chi rivuole la frazione più luminosa con strade ampie e soffitti alti, invece che vicoli bui e stanzette anguste e fredde ma se snaturiamo fino all’osso anche quelli che vorremmo fossero borghi, non ci dobbiamo lamentare se ad abitare queste future scatole grigie, a cui dare comunque un senso strategico e di ripresa sociale, culturale ed economica, ci saranno solo fantasmi invece che turisti.