Il 5% delle risorse della ricostruzione deve andare alla ripresa economica e al sostegno delle attività produttive. A leggere bene la norma, potrebbero non essere proprio le risorse della ricostruzione, quanto l’ex Fondo Fas per le aree sottoutilizzate, ed oggi diventato Fsc, per lo sviluppo e la coesione, a disposizione dello Stato e da cui accantonare quella percentuale. Da noi significa che con la Legge Barca, a decorrere dall’anno 2012, una quota pari al 5% di tali risorse è destinata al sostegno delle attività produttive e della ricerca. Cento milioni di euro, ad oggi, per la gran parte in gestione al Ministero per lo sviluppo economico che si avvale della propria società partecipata, Invitalia, per attuare il sostegno ai comparti industriali e alla ricerca, per 55milioni di euro, su cui la spa prende una percentuale del 2%. Ma da tre anni non c’è un bilancio su quanto fatto. Se la sono sempre vista tra ministeriali e direzioni generali, tra decreti, direttive e delibere Cipe riviste e da rivedere, per scoprire tra l’altro che la parte destinata ai progetti di ricerca industriale e prevalente sviluppo sperimentale, che assorbe 15 milioni di euro sui 55, c’è passata completamente sulla testa senza che il cratere ne sapesse più di tanto. Hanno infatti chiuso prima del tempo, lo sportello per presentare le domande di agevolazione di programmi di ricerca e sviluppo da realizzarsi da parte delle imprese operanti nel cratere sismico, perché esaurite, scrive lo scorso settembre il direttore generale Sappino del Ministero per lo sviluppo economico, le risorse stanziate col decreto dell’8 aprile 2013. E cioè 15milioni di euro consumati come fossero bruscolini: ma quanta sperimentazione industriale si fa in un territorio così economicamente spento? Il cratere non ne sa assolutamente nulla e non esiste un minimo di canale informativo che veicoli queste notizie nel cratere sismico, inteso anche come il più piccolo Comune terremotato che la cartina segni.