Con la storica riapertura del Tribunale all’Aquila qualche giorno fa, si registra solo caos. Le auto non sanno dove parcheggiare e si riversano sul piazzale di Villa Gioia, dove tra crateri di vecchie demolizioni e ruderi di scuole superiori abbandonate, lo scenario diventa surreale. A pochi metri, nell’ex palestra della scuola Media Mazzini c’è la sede consiliare, oltre agli uffici comunali nella struttura più in là. Parcheggi selvaggi ovunque, si lascia la macchina come si può con i togati che se la fanno a piedi anche da via XX Settembre, la strada principale. Dove nel frattempo hanno recuperato diverse palazzine Ater, che non avendo posteggi propri, e nessun diritto al posto macchina garantito, la dovranno lasciare lungo la strada se avranno fortuna. Perché la corsa al posto parte ogni giorno. Più giù a scendere c’è l’Agenzia delle Entrate, tornata nella sede originaria da un po’ ed i nuovi uffici della vecchia Direzione regionale per i beni culturali, oggi Segretariato, mentre i lavori di ricostruzione continuano a scendere dunque è un via vai di camion, ruspe e materiali edili da scaricare, un vero disastro. In occasione della riapertura, giusto il giorno prima, l’amministrazione ha pensato bene di riaprire via Filomusi Guelfi che costeggia la struttura fino al piazzale della Stazione, cambiando la segnaletica la mattina stessa dell’inaugurazione. Poche ore dopo ha attivato un bus navetta che fa la spola dalla Corte d’Appello, nei pressi della Stazione ferroviaria, dove c’è un amplissimo parcheggio, al Tribunale. Ed è questa la soluzione traffico/parcheggio a quella che l’amministrazione Cialente considera una zona strategica, per la ripresa delle attività dopo il sisma. Senza un Piano urbano della mobilità, ne hanno fatti diversi, ma avendo un respiro decennale parlando già di ztl in centro storico, avrebbero dovuto fare un Piano traffico per un biennio, che peraltro è un obbligo di legge, proprio per servire ed organizzare in maniera veloce e snella quelle porzioni di città pronte a tornare a vivere definitivamente. Niente del genere è stato pensato e continuiamo a vivere, anche laddove sarebbe tornata la normalità, nella pesante sensazione del caos e della provvisorietà.