La Fondazione Carispaq è rientrata a Palazzo dei Combattenti, storica sede istituzionale, a nove anni e mezzo dal sisma. La sede, riportata in uno degli ambiti più importanti dell’assetto urbano cittadino, mostra il legame con la comunità, che da sempre trova nella Fondazione un interlocutore attivo, ora in un contesto ancora più vicino e rappresentativo del suo operato nella promozione dello sviluppo del territorio, così il presidente Marco Fanfani, alla presenza dei più illustri vertici bancari e di Gianni Letta. La ritrovata sede ospiterà anche gli uffici di FondAq, la società strumentale della Fondazione, presieduta da Domenico Taglieri. Il Palazzo, ex Casa del Combattente, ha subito un intervento di adeguamento strutturale, impiantistico e funzionale durato circa due anni che ha mantenuto, il più possibile, inalterata l’immagine storica originaria e gli elementi architettonici caratterizzanti l’edificio. Meglio conosciuto come Palazzo dei Combattenti, l’edificio fu progettato da Achille Pintonello nel 1933, nell’ambito della Grande Aquila, voluta da Adelchi Serena, prefetto della città e poi dal 1933 podestà del governo fascista, per bilanciare la perdita di parte del territorio della provincia, per effetto della creazione delle nuove province di Rieti e Pescara. La città fu al centro di un’ampia riqualificazione urbanistica, non del tutto attuata, che interessò il cuore del centro storico e l’area limitrofa alle mura medievali, nel più vasto progetto del primo e secondo piano urbanistico di Giulio Tian. E’ il periodo della realizzazione di alcuni edifici e monumenti ancor oggi simbolo dell’Aquila come la Fontana Luminosa (1933) realizzata in quella che diventerà Piazza Battaglioni Alpini e firmata dall’ing. Bernardino Valentini e dallo scultore Nicola D’Antino. Una fontana monumentale che, inserendosi nel solco della tradizione cittadina fortemente ancorata al tema dell’acqua, connota secondo le linee e i volumi dell’architettura razionalista l’ingresso ovest della città, inquadrando i due palazzi subito dietro, che con il loro andamento curvilineo come due moderni propilei, segnano l’ingresso nord e al contempo la conclusione di Corso Vittorio Emanuele II. Uno dei due palazzi, era la Casa del Combattente oggi sede della Fondazione Carispaq, un luogo che doveva essere funzionale alle esigenze dei reduci di guerra e delle loro famiglie. Per un decennio e più, fino al ’45, divenne palazzo della speranza per le tante donne che chiedevano notizie sui loro cari dispersi o morti nei fronti dell’Africa e nelle gelide steppe russe. Quelle stesse scale furono ugualmente calvario per le innumerevoli vedove perché le figlie ed i figli, non meno di sei mila nel 1945, venissero accolti in uno dei tanti istituti dell’Opera Nazionale per gli Orfani di guerra: i ragazzi in numero notevole nell’istituto della Lauretana, che ebbe vita fin oltre il 1960; le ragazze ospitate in vari monasteri di suore, come quello del Conservatorio della Misericordia oggi chiuso, o quello dei Quattro Cantoni delle Fibbioni, divenuto, dopo il terremoto, sede del Comune capoluogo.