Con 582 voti favorevoli, tra cui anche la Lega, 40 contrari e 69 astensioni il Parlamento europeo ha dato il via libera alle regole definitive di quello che è considerato il fulcro del Next Generation EU, e cioè il regolamento definitivo del Recovery and Resilience Facility, che mette a disposizione dei Paesi membri 672,5 miliardi di euro in prestiti e sovvenzioni.
Sarà ora approvato formalmente dal Consiglio e poi entrerà in vigore il giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta ufficiale europea.
Il dispositivo per la ripresa e la resilienza aiuterà gli Stati membri ad affrontare l’impatto economico e sociale della pandemia di Covid-19, garantendo nel contempo che le loro economie intraprendano le transizioni verde e digitale e diventino più sostenibili e resilienti, spiega ufficialmente Bruxelles.
Dunque 672,5 miliardi di euro divisi in 312,5 miliardi di sovvenzioni e 360 miliardi di prestiti.
Ogni Stato dovrà presentare il proprio piano dettagliato e definitivo su riforme e investimenti da fare entro e non oltre il 30 aprile 2021.
Ogni Recovery Plan dovrà prevedere riforme e progetti di investimento pubblico secondo le seguenti linee guida:
riflettere le sfide specifiche per Paese in linea con le raccomandazioni del semestre europeo;
allinearsi alle seguenti priorità dell’Ue: stimolare il potenziale di crescita, la creazione di posti di lavoro e la resilienza economica e sociale;
sostenere la transizione verde con non meno del 37% delle risorse per il clima e la sostenibilità ambientale;
promuovere la trasformazione digitale attraverso l’uso del 20% delle risorse per progetti di digitalizzazione.
I piani dovranno avere un impatto duraturo sia in termini sociali che economici, includere riforme globali e un robusto pacchetto di investimenti e non danneggiare significativamente gli obiettivi ambientali, ha sottolineato l’assemblea parlamentare.
Gli Stati membri dovranno presentare i piani ufficiali entro il 30 aprile 2021 e potranno modificarli in una fase successiva.
La Commissione li valuterà e li trasmetterà al Parlamento e al Consiglio.
Il Consiglio dell’Ue analizzerà le proposte e adotterà i piani sulla base di quanto indicato dalla Commissione e potrà sospendere l’adozione o i pagamenti in caso di significativa inadempienza.
Se non ci saranno anomalie, il piano nazionale diventerà attivo e potrà partire il prefinanziamento fino al 13% delle sovvenzioni e al 13% dei prestiti.
Gli Stati membri riferiranno due volte l’anno sui progressi compiuti nell’ambito del semestre europeo.
La Commissione comunicherà periodicamente sull’attuazione al Parlamento e al Consiglio.
Il regolamento del Recovery Fund pone delle condizioni ai singoli Stati legate a conti pubblici/disavanzo e obiettivi economici nazionali da raggiungere.
I Paesi devono dimostrare costante impegno nel regolarizzare il bilancio pubblico e apportare i dovuti aggiustamenti macroeconomici, si legge nell’articolato.
La richiesta di pagamenti può essere inoltrata alla Commissione dallo Stato membro due volte l’anno e approvata previa valutazione di obiettivi e traguardi delle riforme.
Il Recovery Fund, con l’approvazione del Parlamento Ue, si avvia dunque a diventare realtà. Bisognerà ora capire quanto impiegherà l’Italia ad avere qualcosa di realizzabile e concreto da presentare.