Ammonterebbe a circa mezzo milione di euro il recupero per rimborsi liquidati, ma non dovuti, su beni mobili danneggiati dal sisma, traslochi e deposito mobili. Cioè io chiedo un rimborso per i miei beni danneggiati dal sisma con tanto di foto, ma la foto non era proprio quella quindi niente 10mila euro. Il massimo che lo Stato ha riconosciuto. Chiedo il rimborso per un trasloco, con tanto di fattura e ditta a cui mi sono rivolta, ma poi no, mi ero sbagliata, quindi quei soldi non mi toccavano. Chiedo poi il rimborso per il deposito dei mobili, fino a 5mila euro, che fisicamente da qualche parte sono stati trasportati perché fossero custoditi, ma anche questo non mi toccava, mi ero sbagliata i mobili probabilmente non erano neanche miei. E l’amministrazione comunale invece di segnalare tali certificazioni ballerine alle autorità, mette insieme una delibera con cui dice a queste persone non vi preoccupate, potrete restituire il mal preso a rate. E’ possibile anche compensare, per cui se ci fossero dei crediti vantati sull’amministrazione faranno la differenza giusto per capire quanto resta da pagare e a chi. Fino a 30 rate mensili per importi pari a 10mila euro che il cittadino non riuscirebbe a restituire tutti insieme. Però li ha spesi. A monte dei rimborsi sui beni mobili danneggiati c’è un’autocertificazione, cioè una carta dove il terremotato ha sottoscritto e testimoniato il danno con tanto di foto, come è stato possibile sbagliare fino a mezzo milione di euro? Hanno liquidato i rimborsi sulla base dell’allegata documentazione fiscale probatoria, era falsa tale documentazione? A leggere la delibera scrivono che taluni contributi sono stati indebitamente percepiti seppur, in alcuni casi, per mero errore materiale, e negli altri casi? I contributi sono stati percepiti in maniera non conforme alle disposizioni emergenziali o all’autodichiarazione, ma siccome presumono la buona fede rateizzano. Avevano adottato la stessa politica con l’autonoma sistemazione percepita e non dovuta, al fine di dare una risposta concreta ed una tutela al disagio socio economico della cittadinanza aquilana e a volte unica fonte di reddito. Fino a 24 rate mensili per oltre 2.500 euro da restituire. Una volta si chiamavano illeciti.