La riforma della legge Barca, la legge sulla ricostruzione in Abruzzo, potrebbe toccare anche gli Ordini professionali. Nel confronto ristretto di questi giorni tra Costruttori, Confindustria, Ordini professionali e Sindacati, potrebbero regolamentare le libere attività dei progettisti, finora top secret, sia nel numero degli incarichi che nei ritardi. Per un progetto guadagnano come in dieci anni di lavoro, ci ha fatto notare un dipendente pubblico e nessuno sa ancora il quantum, nonostante si parli di soldi pubblici. Se questa bozza andrà in porto, gli Ordini o i Collegi professionali dovranno fare un albo reputazionale dei propri iscritti da trasmettere alla Prefettura e agli Ordini nazionali, dove elencheranno i numeri d’incarichi di progettazione e direzione dei lavori affidati, distinti tra quelli già fatti e quelli in itinere, l’organico di ogni studio professionale, con le qualifiche dei collaboratori, e la copia dei contratti sarà consegnata al rispettivo Ordine o Collegio. C’è un sfruttamento sotterraneo dei giovani professionisti al quale non hanno mai consentito, i grandi studi, in questi sei anni dal sisma del 2009, di mettere il naso. Qualsiasi ritardo nella consegna di queste documentazioni, andrà poi segnalato nell’albo reputazionale. In più i cittadini, committenti dei lavori, potrebbero revocare l’incarico di progettazione o direzione dei lavori, in caso di ritardi nella presentazione del progetto. Di concerto con questi controlli, saranno inserite anche delle tempistiche ferree sui cantieri dei centri storici aquilani, che non potranno superare i 36 mesi per lavori superiori ai 10milioni di euro, e i 24 mesi per importi inferiori ai 5milioni, allo scopo di impedire di mettere piede in troppi cantieri, tanto hanno fatto incetta di incarichi anche le imprese senza riuscire a finirli tutti. Decurtazioni della parcella infine, se i progetti presentati sono carenti, copia incolla o non descrivono perfettamente lo stato dei luoghi, oltre alla segnalazione agli Ordini. Casi di questo tipo ne abbiamo avuti fin troppi, ed hanno contribuito a rallentare il processo di ricostruzione solo perché gli studi, con le centinaia di progetti presi da inseguire, non arrivano.