Continua l’autoisolamento aquilano dal resto del mondo. Scrivevo ai primi di dicembre che nonostante il Ministero aprisse gratuitamente ogni prima domenica del mese musei, siti, arti e architetture statali alla fruizione dei cittadini, L’Aquila non rispondesse con l’apertura dei cantieri e percorsi organizzati tra i restauri, da allora non solo non s’è mosso nulla ma la realtà va sempre più peggiorando. Il ministro Franeschini esulta per il boom di visitatori al Colosseo, alla Reggia di Caserta, Pompei, gli Uffizi, il Museo di Capodimonte, la Pinacoteca di Brera, Palazzo Barberini, la Galleria d’arte moderna a Roma ed Ercolano. Da noi avremmo potuto aprire i cantieri dei palazzi gentilizi, con i loro affreschi e cortili, oppure la basilica di San Bernardino ormai conclusa o mostrare in loco il progetto che riqualificherà Collemaggio coinvolgendo poi le proprietà vincolate di privati in visite che al contrario, sono nella mani di privati e di una società particolarmente attenta al proprio business e non a quello di una città intera, che non può permettersi di lasciare indietro nessuno. File di cittadini e famiglie stanno trasformando ogni prima domenica del mese in una festa in ogni città, ha commentato il ministro dei beni e delle attività culturali, che ha aggiunto e crescono sempre di più i Comuni che si sono adeguati moltiplicando l’offerta. Un’operazione importante non solo per i numeri ed il turismo, ma perché sta riavvicinando i cittadini al loro patrimonio culturale. All’Aquila accade purtroppo l’opposto, perché la gente si allontana ogni giorno di più dalle proprie architetture e beni, in molti stanno dimenticando il nome delle vie, delle piazze, dei palazzi e delle loro funzioni e gli interni delle chiese. La sensazione è che si muova tutto troppo lentamente, è una città che di giorno ha solo cantieri e la sera solo pub, l’occasione dell’apertura dei restauri riavvicinerebbe i cittadini al loro centro storico, per dirla con le parole del ministro, faremmo il tutto esaurito e potremmo aggiungere i borghi e quello che perderemmo se non li ricostruissimo, ma nel capoluogo d’Abruzzo il tempo si è fermato ed ogni cosa pare impossibile.