Si può provare forse a rammendare, l’esplosione urbanistica degli ultimi decenni, secondo Luca D’Innocenzo portavoce di Territorio collettivo, ma sul nuovo Piano regolatore, che Cialente pare voglia chiudere in Giunta entro il mese, bisogna aprire un confronto con la città. Intanto oggi un incontro all’Urban center, ma l’assessore Di Stefano non sosterrà il dibattito. Non costruire più, anzi bisogna demolire, per D’Innocenzo, la popolazione è cresciuta in 35 anni tra il 5 ed il 10%, con sei settemila abitanti in più, gli edifici del 100% e la superficie urbanizzata del 300%. Un terzo delle 46mila abitazioni esistenti non è abitato, c’è un dimensionamento delle case su 166mila abitanti. Il lavoro fatto dal gruppo tecnico del Piano, dovrebbe ora scegliere una volumetria negativa, al contrario Cialente, che aveva promesso agli elettori una volumetria zero, da un po’ aggiusta il tiro e dichiara piuttosto tendente allo zero. Promuoveremo un’iniziativa pubblica di discussione aperta, a cui inviteremo anche le forze politiche con cui dialoghiamo più facilmente e chiederemo di riaprire il dibattito, da lì vedremo se le forze a sinistra dell’attuale amministrazione riusciranno a smarcarsi. La sfida è imponente e deve essere partecipata attraverso lo strumento migliore, troviamolo insieme, dice D’Innocenzo, ma troviamolo. Se non cambiamo indirizzo, con i tanti posti letto che avremo produrremo degrado urbanistico ed economico ed il territorio diventerà un’immensa periferia urbana irrecuperabile. Troppa iniziativa ai privati, mancanza di strategie politiche, quartieri dormitorio per nulla riqualificati dalla ricostruzione ed un assenza totale sul centro storico. Sulle frazioni si rischia di ricostruire il triplo, mentre il commerciale libero da fare nei piani terra dei centri storici, è la risposta al bando del 4% per favorire il rientro nel cuore della città e la rendita. La politica cialentista non ha aperto agli aquilani e non ha aperto ai Comuni confinanti con i quali, per Territorio collettivo, ci si dovrebbe confrontare e condividere, per evitare almeno di mangiare ancora suolo.