L’incidenza del contagio nel report della cabina di regia è di 374.81 casi su 100mila abitanti negli ultimi 14 giorni, cioè fino al 13 dicembre. Un valore ancora molto grave considerato che il sistema di tracciamento dei contatti è saltato quando è stato superato il livello di 50 contagi su 100mila abitanti, dicono gli esperti del Ministero della Salute/Istituto Superiore di Sanità. L’ultimo dato è ancora lontano dai livelli che permetterebbero il completo ripristino sull’intero territorio nazionale dell’identificazione dei casi e tracciamento dei loro contatti.
E allora come mai tira quest’aria del tutto risolto del tutti in zona gialla? Il sistema dei tracciamenti è saltato ovunque ma continua a girare gente infettata e noi non lo sappiamo, con quale ottimismo riapriamo per le festività? Anche l’Abruzzo non aspetta altro che andare in zona gialla e i numeri ci sono, soltanto 86 nuovi casi di contagio in Abruzzo, solo 2 in provincia dell’Aquila, 8 decessi e ricoveri in calo, per avere il controllo della situazione dovremmo essere in grado di rintracciare almeno 860 persone come ipoteticamente contagiate se non il doppio ma non sappiamo di più, perché le Asl non dicono quanti tracciamenti riescono a fare i 250 tracciatori e non sappiamo quanta gente continua a girare tranquillamente senza sapere se ha contratto il coronavirus, perché nessuno glielo dice.
In Abruzzo abbiamo avuto un’incidenza di contagio, nei 14 giorni considerati, di 301,66 casi su 100mila abitanti, l’Emilia Romagna 483,24 casi, il Friuli 450.24, le province autonome di Bolzano e Trento rispettivamente 570.22 casi su 100mila abitanti e 547.04, tutte le Regioni sono ben oltre i 200 casi, il Veneto 992.26 contagi su 100mila abitanti.
Numeri spaventosi. Se bisogna focalizzarsi sui tracciamenti per evitare di andare in ospedale il più possibile, quando recuperiamo un dato più o meno gestibile di 50 casi su 100mila abitanti? Non è difficile immaginare come siamo messi.
Però tira aria da tana liberi tutti, e ancora in piena pandemia, perché poi bastano due settimane in zona gialla per retrocedere in area critica e con un sistema sanitario al limite.
Secondo gli ultimi dati, in Abruzzo siamo al 31% di letti occupati per covid in terapia intensiva e al 40% in area medica. Praticamente arrivati, perché superate le soglie rispettivamente del 30% dei posti letto in terapia intensiva e del 40% in area medica, la sanità pubblica non è più in grado di garantire le cure a tutti. E di malattie serie e gravissime ce ne sono tante. Oltre la soglia rossa c’è l’Emilia Romagna, il Friuli, il Lazio, la Liguria, la Lombardia è al 51% delle terapie intensive, Trento al 59% per le terapie intensive e al 68% l’area medica; ed il Veneto, che nonostante la gravità del momento che vive, è al 35% delle terapie intensive e al 45% dell’area sanitaria generica.
Dove pensiamo di andare con questi dati?
Sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti restiamo appesi all’incertezza di riuscire a tenere il controllo della situazione, che regge solo grazie ai postumi del lockdown in zona rossa, torneremo a breve in zona gialla e chi sa quanto dureremo, forse due settimane, come d’altra parte accade nel resto d’Italia.