La Provincia dell’Aquila, in armonia con le disposizioni legislative, ed il Provveditorato alle Opere pubbliche hanno intrapreso un approfondito studio storico, filologico, architettonico e urbanistico finalizzato al recupero e alla rifunzionalizzazione del complesso storico del Palazzo del Governo in piazza della Prefettura all’Aquila, danneggiato dal sisma del 2009.
Questo scriveva l’allora presidente della Provincia dell’Aquila, Antonio Del Corvo, firmando il decreto con cui sanciva, come ente proprietario, la brutalizzazione dell’ex conventino agostiniano, consentendo di costruire un muro in cemento armato alto 14 metri, (nella foto a destra), fuori i limiti di legge, e di alzare un piano in più, sulla base di un progetto preliminare.
Non esiste alcuno studio, tantomeno approfondito, storico, filologico, architettonico e urbanistico, sul monumento simbolo del sisma del 6 aprile 2009, ma poche righe raffazzonate che nessuno ha letto. Peraltro.
Palazzo del Governo, quello che avrebbe dovuto essere la sala operativa dei soccorsi in caso di catastrofe, quello che s’è sbriciolato in pochi secondi in quella terribile notte, quello che oggi ricostruiamo con un muro di 14 metri in cemento armato, con un piano in più e scavando nei sotterranei senza alcun riguardo. E controllo. Chi pagherà?
Del Corvo sottoscrive che la proposta progettuale in questione, estesa all’intero isolato costituito dal Palazzo del Governo, dalla sede dell’Amministrazione provinciale e da piazza Santa Maria di Roio, ha contenuti e finalità di un Programma di Recupero Urbano di cui all’art. 30ter della L.R. 12.04.1983, n. 18, e s.m.i., comprendendo il restauro, il risanamento conservativo e la ristrutturazione degli edifici, nonché la riorganizzazione funzionale delle urbanizzazioni primarie, compresi i percorsi pedonali, e l’innovazione degli spazi destinati alle urbanizzazioni secondarie, finalizzati ad integrare i complessi edilizi esistenti.
Sapevano gli enti interessati di che parlavano?
Quel decreto determinò la conseguente variazione degli strumenti urbanistici comunali, perché il Consiglio Comunale lo ratificò. E sulla base del progetto preliminare, affidato al Provveditorato da Provincia e Comune, fu poi fatto l’appalto ma nessuno oggi sa dire cosa abbiano autorizzato, se hanno ceduto uno spicchio di piazza o cosa.
Fatto sta che il Consiglio Comunale con la delibera n.162 del 16.12.2011 ha deliberato di concedere alla Provincia dell’Aquila il diritto d’uso delle porzioni di spazio pubblico interessato dal progetto per la realizzazione degli interventi oggetto dell’Accordo di programma a fronte dell’acquisizione, da parte del Comune dell’Aquila, del diritto dell’uso pubblico del passaggio che sarà realizzato per collegare piazza Santa Maria di Bagno con via Sant’Agostino, nonché dei passaggi interni al fabbricato previsti allo scopo di favorire la permeabilità e l’integrazione del complesso edilizio rispetto al suo intorno.
Un pezzo di piazza è stato quindi ceduto, per fare un muro di 14 metri ed alzare poi un piano in più.