Comunque i lavori all’ex Prefettura sono stati bloccati.
Lavori di restauro e riuso, del monumento simbolo del terribile terremoto del 6 aprile 2009 di cui non sa nulla nessuno, perché l’appalto è stato bandito sulla base di un progetto preliminare che nessuno ha guardato.
Tantomeno il Consiglio comunale che con il voto dell’Aula nel dicembre del 2011, ha ceduto ufficialmente uno spicchio della piazzetta di Santa Maria di Bagno, dove i progettisti hanno pensato di imporre un muro in cemento armato alto 14 metri ed un piano in più (di fronte nella foto) sull’ex conventino agostiniano, che probabilmente con il blocco dei lavori, dovranno ora andare a demolizione.
Sarà sufficiente?
Parliamo di un conventino duecentesco, ricostruito nei secoli scorsi almeno un paio di volte dove il team di progettisti composto dall’architetto Giulio Fioravanti, dall’ingegner Roberto Scimia e dall’architetto Luca Piccirillo ha pensato bene di immaginare perfino scavi nelle profondità per realizzare sale ipogee.
Sale ipogee? Sì, sale ipogee ma nessuno sapeva più di tanto cosa sarebbe accaduto.
E nessuno sa cosa hanno trovato e come hanno scelto di andare avanti. A casa nostra.
Con una direzione dei lavori romana, incaricata dal Provveditorato ai Lavori Pubblici, che sarà stata sul cantiere magari a giorni alterni e che avrà seguito quel minimo sufficiente a consentire un parallelepipedo mostruoso in cemento armato alto 14 metri agganciato ad uno degli edifici più vulnerabili del capoluogo d’Abruzzo, così come censito nel pre sisma, ma evidentemente la lezione non è bastata ed un piano in più, con una Sovrintendenza del tutto dormiente che a questo punto, in chi c’era allora, dovrà assumersene ogni responsabilità e dovrà metterci la faccia.
Prima di fare i lavori, avrebbero dovuto fare uno studio approfondito storico su quell’ex conventino ed invece ci dicono che la relazione allegata è un piccolo sunto di poche righe che nessuno ha contestato. Come nessuno ha contestato parcheggi interrati e magari anche il recupero dell’ottocentesca sala olimpica davanti all’attuale teatro con una porzione da demolire.
Almeno da quanto si apprende.
E come ha potuto un Consiglio comunale sovrano nelle scelte urbanistiche cedere così supinamente, in un Accordo di Programma proposto dall’allora sindaco Cialente, una porzione di piazza pubblica?
Questa storia è una bruttissima storia per questa città, un capitolo buio fatto di danni gravissimi al nostro patrimonio storico architettonico che più di qualcuno dovrà ora pagare.